Federico Capra DI.PRO.VE.S. – Università Cattolica del Sacro Cuore
Oggigiorno il mondo agricolo si trova a dover individuare e valutare sistemi di gestione che permettano di migliorare/mantenere gli attuali livelli produttivi e che, allo stesso tempo, si contraddistinguano per una minor impronta ambientale ed un utilizzo più responsabile delle risorse.L’agricoltura conservativa costituisce un sistema di produzione agricola sostenibile, alternativa a quelli convenzionali ad alta intensità di capitale ed estremamente dipendenti dagli input esterni.
I sistemi agricoli conservativi mirano al recupero di una smarrita condizione di stabilità e resilienza dell’agrosistema, attraverso l’instaurazione di un “regime biotico-sodivo”.
Per fare ciò, l’agricoltura conservativa si basa sulla riduzione delle lavorazioni del terreno con esclusione dell’inversione degli strati (minimun tillage), fino ad arrivare ad una totale eliminazione delle lavorazioni (no-tillage) e alla semina diretta su terreno continuativamente sodo. L’ampliamento delle rotazioni colturali e l’adozione di colture di copertura (cover crop) intercalari ne completano il quadro. Queste ultime hanno funzione di mantenere una copertura vegetale, durante i periodi improduttivi tra due colture principali in rotazione. I principali benefici apportati dal loro inserimento nell’avvicendamento sono: azotofissazione da parte delle leguminose, apporto di sostanza organica, cattura dei nutrienti e riduzione dei rischi di percolazione in falda, decompattamento del terreno con l’azione degli apparati radicali, promozione e mantenimento della stabilità strutturale e controllo delle malerbe e dei patogeni.
Il principale obiettivo del progetto Optimagri – Ottimizzazione di sistemi agricoli conservativi attraverso una migliore gestione delle tecniche colturali, consiste nella promozione di un’agricoltura sostenibile, che mantenga elevati standard produttivi quanti-qualitativi e nel contempo tuteli le risorse naturali sulle quali si fonda la produzione di alimenti, e in particolar modo il suolo. Partner del piano operativo, finanziato nell’ambito della misura 16.1.01 – Gruppi operativi del partenariato europeo per la produttività e la sostenibilità dell’agricoltura del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Emilia Romagna, sono tre aziende agricole nelle province di Piacenza e Parma, l’Azienda agraria sperimentale Stuard di Parma e il Crpa di Reggio Emilia, con il coordinamento scientifico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (prof. Vincenzo Tabaglio).
Il percorso scelto per il raggiungimento degli obiettivi di progetto ha previsto l’adozione di pratiche colturali conservative (ritorno alle rotazioni, riduzione delle lavorazioni, gestione ottimale del residuo colturale e impiego delle cover crop), abbinate a tecniche di agricoltura di precisione (creazione di mappe di produzione, concimazione a rateo variabile) che portino ad un utilizzo più efficiente degli input produttivi. Nello specifico, lo scopo di questo progetto è di valutare se l’adozione combinata di pratiche come l’agricoltura conservativa e di precisione, coniugando i benefici dell’una e dell’altra, permetta di raggiungere ulteriori vantaggi agroambientali, testando nel contempo l’adottabilità delle tecniche innovative e di macchine agricole specificatamente pensate per l’agricoltura conservativa. L’orizzonte temporale coperto dal progetto si sviluppa tra la metà del 2016 la fine del 2018.
Nelle aziende agricole che hanno aderito al progetto sono state impostate prove di confronto tra il sistema agricolo convenzionale, basato sull’aratura e sulle successive operazioni per la preparazione del letto di semina e un sistema agricolo conservativo basato sulla semina su sodo (No-tillage) e sull’adozione di cover crop che permettono di colmare quel “vuoto vegetativo” invernale, altrimenti presente nel sistema colturale convenzionale. La coltura principale scelta per il 2017 era mais, mentre quest’anno il progetto prevedeva la semina della soia.
Oltre ad una “caratterizzazione” del terreno a inizio e fine progetto, attraverso uno screening dei principali parametri chimico-fisici, è in fase di svolgimento un’attività di monitoraggio del tenore di sostanza organica e dei principali nutrienti nel terreno, il destino dei nitrati nel suolo e la biodiversità, valutata tramite l’impiego di specifici bio-indicatori (presenza di lombrichi ed indice QBS-ar). Gli organismi edafici rappresentano un ottimo indicatore della qualità biologica dei suoli, in quanto svolgono un ruolo fondamentale nel processo di decomposizione della materia organica e di stabilizzazione della struttura.
Le principali ricadute attese di questo progetto per le aziende consistono nell’individuazione e ottimizzazione dei sistemi agricoli innovativi, che consentano di incrementarne il livello di sostenibilità ambientale e di aumentare l’efficienza di utilizzo degli input, generando, allo stesso tempo, un incremento della fertilità. La diffusione dell’agricoltura conservativa, con i suoi benefici effetti agro-ambientali, passa anche attraverso la promozione della ricerca, il coinvolgimento degli agricoltori e la divulgazione delle esperienze, così come nello spirito di questi progetti di sviluppo.



