Reportage dall’Europa – Agricoltura romena in cerca di lavoratori

Romania

Claudio Ferri

Il Paese segue l’innovazione ma si scontra con i problemi comuni alle nazioni ‘fondatrici’

Da 12 anni membro dell’Unione europea, in Romania convivono tradizione e innovazione, specialmente in viticoltura e nella coltivazione della frutta

CLUJ (Romania) – Da quando è entrata a far parte dell’Unione Europea, il primo gennaio 2007, la Romania ha sviluppato le grandi potenzialità di Paese con una forte connotazione agricola e a distanza di dodici anni, per molto aspetti, manifesta similitudini con l’Italia, sia negli orientamenti produttivi, sia nelle problematiche quotidiane che devono affrontare gli imprenditori agricoli.

Uno spaccato dell’evoluzione a cui è andata incontro questa nazione è stato offerto in occasione di una visita promossa dalla Direzione generale agricoltura della Commissione europea che ha organizzato un tour nella realtà agricola romena, in particolare nel distretto di Cluj, in Transilvania.
I denominatori comuni con l’Italia sono le sfide dei mercati globali e la grande competizione, l’innovazione, la redditività delle produzioni ed anche da disponibilità di personale per svolgere le articolate operazioni colturali. La Romania è estesa su di una superficie di 238.000 chilometri quadrati con 20 milioni di abitanti e la Transilvania è una regione importante dal punto di vista produttivo, dove convivono tradizione e innovazione e dove un forte impulso allo sviluppo agricolo è venuto dalle misure previste dalla Politica agricola comunitaria.

MariusA Unirea, nella contea di Alba, Marius Bîcu, dell’azienda De la ferma, ha rilevato la fattoria di famiglia e nel corso degli anni è riuscito a far rivivere il tradizionale formaggio “burduf” prodotto osservando un antico processo di lavorazione. Inoltre trasforma il latte di pecora e vacca in altre specialità casearie distribuite nei supermercati nazionali, tedeschi ed italiani. In azienda collabora anche la moglie Ligia.
“Ho 40 anni e mi occupo di questa azienda di famiglia che ha avviato mio padre e questa è la seconda generazione che si occupa di agricoltura – dice Bîcu -. Alleviamo circa 500 vacche e mille pecore da cui produciamo formaggio burduf con l’obiettivo di commercializzarlo in Europa come specialità alimentare”. Il burduf è un tipico formaggio romeno ottenuto da formaggio vaccino e di pecora e anticamente era avvolto, per la stagionatura, in corteccia di betulla.
La superficie aziendale di ‘De la ferma’ è di 700 ettari, oltre a 200 adibiti a pascolo per le pecore . “È stato difficile accorpare i fondi agricoli molto frazionati – spiega – e abbiamo impiegato circa 20 anni per accorpare i terreni”.
È questa infatti la grande difficolta delle imprese romene, all’incirca tre milioni e mezzo, molto frammentate e con superfici poderali in media molto piccole, conseguenza del periodo sovietico. Dopo il 1989, quindi, la ricostituzione delle unità poderali è stata difficile ed anche il mercato fondiario ha subito forti rallentamenti.
“Trasformiamo tutto in formaggio e acquistiamo anche latte da altre imprese del territorio – prosegue Bîcu – e lavoriamo 10.000 litri al giorno, mentre la nostra azienda ne produce poco più della metà”.
Un’altra particolarità nel settore lattiero caseario si trova nella Contea di Cluj, in un piccolo villaggio chiamato Taga: qui viene prodotto un formaggio stagionato in grotta, il Nasal . È la Cooperativa Agricola Somes-Aries, che associa agricoltori e produttori di diversi settori agricoli, che gestisce il caseificio e la commercializzazione. La leggenda narra che alcuni pastori locali nascondessero il formaggio in queste grotte naturali che col tempo conferivano un colore rossastro, dovuto ad una muffa naturale, ed un ottimo sapore particolarmente piccante. Queste caciotte vengono esportate in molte parti d’europa ed il processo di stagionatura dura dai 24 ai 35 giorni, durante i quali il formaggio viene conservato in grotta.

A pochi chilometri da Cluj Napoca, sulle colline che sovrastano la città, l’azienda frutticola Steluta è condotta da un giovane agricoltore, Dan Mitre. Il fondo agricolo prima era una azienda statale e Steluta ha riavviato l’attività nel 2011 grazie a progetti finanaziati dall’Ue.
L’indirizzo colturale è prevalentemente cerasicolo, specializzato e con sistemi protettivi, ma vengono coltivate anche mele e susine per una superficie complessiva di 100 ettari
Dan ha trentasei anni, è agronomo e intende investire nella selezione varietale oltre a meccanizzare i processi produttivi. “Ho iniziato nel 2012, perché mio padre era ed è tutt’ora agricoltore – racconta Mitre – e ho scelto di continuare il suo lavoro. Produco mele e susine, ma le ciliegie sono la coltura principale per noi, prodotte su di una superficie di 28 ettari”. Il settore non è privo di problemi “a partire dalla ricerca della mano d’opera – precisa – ma anche il cambiamento climatico e i mercati volatili. Tutti gli anni abbiamo problemi nel commercializzare la frutta, ed è sempre più difficile esportala”.
Filiera corta e trasformazione delle produzioni sono una via d’uscita per il giovane agricoltore. “Dobbiamo cercare di offrire una vasta gamma per il mercato, cosi stiamo cercando di trasformare la materia prima in succo, oppure essiccarla, o ancora produrre sidro. Poi inizieremo a produrre biologico – spiega Mitre – perché siamo vicini alla citta di Cluj”. L’agricoltore riconosce 30 euro al giorno ai collaboratori: in Romania i lavoratori avventizi vengono pagati tutti i giorni, alla fine della giornata.
“Ho difficoltà nel reperire personale per la lavorazione e la raccolta della frutta – dice – perchè, molti lavoratori si recano in altri Paesi europei, quindi spesso manca la mano d’opera”. Mitre è convinto che la frutta biologica sarà il futuro. “Credo che i consumatori sempre più vogliano conoscere ciò che mangiano – prosegue – ed è per questo che stiamo tentando di coltivare le ciliegie senza prodotti chimici: sarà la soluzione vincente per collocare ad un prezzo equo le nostre produzioni”.

L’estrazione a freddo di olii provenienti da semi è la particolarità che porta avanti Felicia Tulai, della azienda Luna Solai, sempre nei pressi di Cluj, una imprenditrice che ha messo a frutto la sua esperienza maturata in una società di marketing. Felicia ha deciso di riattivare una tradizione esistente prima della collettivizzazione socialista, ovvero la produzione di oli spremuti a freddo utilizzando semi di girasole, zucca, colza e altre essenze coltivate dagli agricoltori dell’area. Inizialmente il frantoio del padre riforniva gli abitanti del territorio circostante ma ora in azienda lavorano 8 persone. Felicia non ha perso di vista le tradizioni locali e l’accoglienza a Luna Solai è sempre accompagnata da un gruppo folkloristico che indossa costumi tradizionali e intona canti e antiche filastrocche. Il vino e la viticoltura appartengono alla cultura contadina della Romania che negli ultimi anni ha adottato tecnologie moderne e sostenibili, come la cantina Jidvei a Tauni, nella contea di Alba. L’azienda vitivinicola coltiva un vigneto di 2.500 ettari al centro della più grande area di produzione vinicola del paese ed è dotata di nuove tecnologie per la produzione, la vendemmia e la vinificazione. È infatti la prima cantina gravitazionale in Romania, la più importante in Europa e possiede la più grande capacità di stoccaggio di vino. Jidvei inoltre è il più grande produttore di etichette a Denominazione di Origine protetta. L’azienda è fortemente internazionalizzata, esporta in molte parti del mondo e guarda con interesse i mercati del Sol levante.

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