Settembre 2014
Attacca ciliegio, ma anche nuove specie ospiti come pesco, albicocco, susino e uva.
Gianfranco Anfora – Gruppo di ricerca “Chimica Ecologica” – Centro Ricerche e Innovazione Fond. E.Mach, San Michele all’Adige
L’economia globale espone sempre più le comunità locali al rischio di colonizzazione di nuovi parassiti e patogeni: la Drosophila suzukii, un moscerino endemico del Sud-Est asiatico, è l’esempio più recente d’invasione devastante nei nostri territori.
In pochi anni il parassita si è diffuso in gran parte di Europa ed America e sta causando enormi danni a produzioni frutticole.
Tra le indagini in corso con possibili importanti risvolti pratici per contrastare la ‘Drosophila’ vi è lo studio delle strategie di svernamento dell’insetto. Esso riesce a superare l’inverno da adulto anche in climi rigidi delle valli alpine ed a quote relativamente alte cercando attivamente le condizioni microclimatiche idonee, come ad esempio rifugi nelle abitazioni umane. Il clima è comunque il fattore naturale più importante nella regolazione delle popolazioni. Lunghi periodi con temperature basse in inverno possono ridurre l’inoculo degli individui svernanti. Inoltre l’insetto è molto sensibile al caldo intenso (oltre i 30°C i maschi diventano sterili) ed al secco prolungato, con aumento della mortalità e migrazione degli individui. Purtroppo l’inverno 2013-2014 è stato mite e con molte precipitazioni, inoltre la primavera e l’estate in corso hanno visto, almeno fino ad un certo punto, temperature al di sotto della media e frequenti piogge, condizioni ideali per lo sviluppo di D. suzukii. Il 2014 si sta quindi rivelando l’annata più difficile da quando l’insetto è comparso in Italia, con segnalazione di danni anche su nuove specie ospiti, come pesco, albicocco, susino e uva. La spiccata dipendenza dalla temperatura dello sviluppo dell’insetto sarà però presto sfruttata per la messa a punto di modelli previsionali, possibilmente automatici ed a disposizione di tecnici e agricoltori, che possano supportare con opportuno anticipo le scelte di gestione.
In ogni caso le esperienze degli anni precedenti ci dicono che in condizioni di elevata densità di popolazione l’unica possibilità di limitare gli attacchi è l’integrazione di tutte le tecniche di difesa a disposizione. Tra le varie strategie non si può finora prescindere da un uso ragionato ed accorto degli insetticidi registrati, in combinazione ad esempio con pratiche sanitarie ed agronomiche, uso delle reti anti insetto, cattura massale. A causa della particolare biologia dell’insetto che depone le uova su frutti maturi prossimi alla raccolta la lotta chimica è particolarmente difficile. Si può intervenire per l’abbattimento degli adulti che entrano nei frutteti per l’ovideposizione, ma sono necessari interventi ripetuti in colture che hanno spesso maturazione scalare e raccolte frequenti, con i problemi che si possono immaginare per il rispetto dei tempi di carenza ed i residui nei frutti. I principi attivi a disposizione sono pochi e la loro efficacia è estremamente variabile e dipendente dalla pressione di popolazione. Una qualche efficacia hanno mostrato molecole nelle classi dei piretroidi, esteri fosforici e spinosine. In ogni caso trattamenti con i prodotti consentiti devono essere legati al ritrovamento degli adulti in trappole di monitoraggio e bisognerebbe alternare le sostanze impiegate allo scopo di rallentare l’insorgenza di resistenze.
Le pratiche sanitarie ed agronomiche sono fondamentali perché fungono da prevenzione all’invasione dell’insetto. Ad esempio lo sfoltimento della vegetazione ed il basso inerbimento ha effetti multipli: diminuiscono l’ombreggiamento e l’umidità all’interno dell’appezzamento rendendo quindi l’ambiente meno adatto alla sopravvivenza degli adulti, permettono una migliore copertura degli eventuali trattamenti insetticidi e consentono una raccolta più completa ed una più semplice distruzione dei residui, operazione quest’ultima di cruciale importanza. Per lo stesso concetto è preferibile una irrigazione a goccia rispetto ad altri sistemi. Per colture a maturazione scalare come i piccoli frutti sono importanti raccolte molto frequenti per evitare che i frutti maturi suscettibili all’attacco rimangano a disposizione dell’insetto troppo a lungo.
La protezione con reti anti insetto quando possibile, pur essendo uno strumento che richiede tempi, costi ed accorgimenti di gestione piuttosto complicati, si è rivelata molto efficace. Su piccoli frutti in Trentino non sembrano avere un impatto negativo sulle condizioni microclimatiche del frutteto ma questo aspetto deve essere verificato nelle diverse situazioni di utilizzo.
Per il monitoraggio ed il controllo tecnici e ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige in provincia di Trento hanno messo a punto una miscela chiamata Droskidrink, composta dal 75% di aceto di mela, 25% di vino rosso e zucchero di canna integrale (4 gr per i 200 ml di liquido necessari per una trappola) innescata in trappole rosse. Tale attrattivo si sta rivelando molto attivo sia nella cattura massale che nel monitoraggio precoce, e più efficace di altre esche alimentari, anche quelle finora disponibili in commercio. Le trappole con droskidrink sono state utilizzate in Trentino con la tecnica della cattura massale su piccoli frutti con risultati incoraggianti in alcune condizioni. Quando la pressione della popolazione diventa troppo elevata è necessaria però l’integrazione con altre pratiche di controllo. Nelle nostre sperimentazioni di cattura massale le trappole vengono disposte ogni 2 metri lungo il perimetro della coltura all’inizio dei voli dell’insetto. Sembra essere importante abbattere il più possibile la popolazione svernante. I primi adulti che si muovono sono infatti indeboliti e vanno in cerca di fonti alimentari per interrompere la diapausa riproduttiva. In questa fase ed in assenza di frutti maturi le trappole non risentono della competizione con i substrati naturali e sono molto più attrattive. È per questo motivo che la cattura massale potrebbe essere particolarmente efficace su ciliegio. La pressione di popolazione nell’epoca di raccolta è ancora piuttosto bassa e si presume che la popolazione di D. suzukii sia ancora in larga parte composta da individui svernanti.
È consigliabile creare delle barriere aggiuntive di trappole nei casi in cui i campi siano in prossimità di boschi ed aree umide e/o di infittire la loro presenza in queste zone di bordo. La cattura massale è utile anche dopo la raccolta dei frutti in quanto le trappole acquistano di nuovo grande efficacia in assenza dei frutti stessi e si può quindi contribuire a ridurre il numero di individui circolanti. A San Michele all’Adige sono in questo momento in corso promettenti studi per la messa a punto di un droskidrink ulteriormente potenziato tramite la manipolazione dei composti volatili che guidano l’insetto verso l’esca, e quindi in grado di garantire risultati migliori nella cattura massale. I primi parassitoidi indigeni in grado di adattarsi alla nuova drosophila invasiva sono stati individuati. Logicamente la loro capacità di limitazione delle popolazioni del nuovo ospite in condizioni naturali è molto bassa in quanto estremamente generalisti. Alcune strategie oggetto attuale di studio potrebbero però permettere di aumentarne la presenza nei frutteti costituendo così un ulteriore contributo alla gestione di D. suzukii ad integrazione delle tecniche già citate.
Il controllo biologico classico con gli organismi specie-specifici presenti nei luoghi di origine dell’insetto richiede ricerche e procedure molto lunghe che sono già in corso e che rappresentano una delle speranze più concrete per una limitazione duratura di questo terribile fitofago.