Ucraina, il conflitto impone nuove strategie produttive

Cristiano Fini, Presidente Cia Emilia Romagna

La guerra tra Russia e Ucraina mette in evidenza una carenza strutturale europea e italiana, dovuta alla mancanza di strategie necessarie a garantire la sicurezza alimentare. L’autosufficienza nella produzione di materie prime agricole era, e rimarrà, probabilmente un’utopia, ma dovremo drasticamente ridurre le importazioni per avere maggiore autonomia e migliorare la pianificazione produttiva.
Occorre un piano strategico dettagliato che metta al centro la produzione agricola da costruire insieme all’industria di trasformazione, la distribuzione e i consumatori per garantire l’approvvigionamento delle materie prime alla filiera.

Importiamo grandi quantità di cereali, latte alimentare, olio perché non ne produciamo a sufficienza e la mancata produzione è dovuta al fatto che le aziende agricole non fanno redditi adeguati.
La nuova Pac dovrà inevitabilmente tenere conto delle considerazioni appena fatte, perché abbiamo la necessità di aumentare la produzione di alcune materie prime agricole nei prossimi anni, senza rinunciare a tutti gli indirizzi ambientali, ma apportando alcune modifiche che ci consentano di aumentare il potenziale produttivo europeo e italiano.

I cambiamenti climatici, le fitopatie, i danni da fauna selvatica, la difficoltà nella reperibilità di manodopera, i rincari dei costi energetici e delle materie prime, la burocrazia sfrenata, la carenza di tutti gli strumenti necessari alle aziende agricole per avviare una transazione verde dell’agricoltura sono i principali elementi che stanno mettendo in ginocchio le imprese agricole, proprio nel momento in cui tutti ci stanno chiedendo di produrre di più. Se non riusciremo a fare sistema e lavorare in squadra, da soli non riusciremo mai a raggiungere gli obiettivi. Dovremo cogliere quindi appieno le opportunità: le risorse economiche che saranno stanziate nei prossimi anni per il comparto agricolo potranno generare investimenti necessari alla modernizzazione delle imprese.

La Pac, il Pnrr, l’Agricoltura 4.0 offriranno opportunità economiche alle aziende nella misura in cui le stesse riusciranno a rimanere competitive sui mercati, riducendo i costi di produzione e sviluppando agricolture maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale.

La nuova Politica agricola, tuttavia, presenta ancora oggi alcune incognite ed altrettante lacune, soprattutto per alcune produzioni, dimostrando maggiore attenzione alle dinamiche ambientali rispetto la crescita e competitività delle imprese. Nonostante ciò, le aziende agricole dovranno cogliere i vantaggi del periodo transitorio (2022) attraverso l’apertura dei bandi regionali e proseguire lo sviluppo aziendale con la nuova programmazione, puntando maggiormente all’innovazione tecnologica e la resilienza rispetto i cambiamenti climatici. I medesimi ragionamenti valgono anche per il Pnrr e l’Agricoltura 4.0, laddove innovazione e agricoltura green saranno centrali e potranno generare ricchezza nel medio periodo.

Ma un concetto deve essere chiaro a tutti, le imprese agricole faranno investimenti se intravedono una prospettiva e se avranno a disposizione strumenti adeguati per produrre ed avere un reddito dignitoso. Il comparto ortofrutticolo, ad esempio, che in Emilia Romagna ha affrontato diverse avversità negli ultimi anni, deve avere a disposizione maggiori strumenti di difesa dalle gelate tardive e dalle fitopatie, perché la perdita di produttività non pone le condizioni per investire maggiormente in un settore altamente strategico per l’agroalimentare nazionale.

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