
Settembre 2015
MILANO – Nuovo impulso alle organizzazioni e agli accordi interprofessionali a vantaggio del consumatore, riorganizzare e accorciare le filiere. La Cia, nella sua quarta giornata all’Expo, rilancia un tema più che mai attuale per garantire redditi adeguati per i produttori a al contempo offrire prodotti ai consumatori di qualità con prezzi equilibrati.
Il dibattito della giornata (“Strategie di successo per un’agricoltura che guarda ai mercati”, questo il titolo dell’iniziativa) si è aperto all’Auditorium di Palazzo Italia con la relazione introduttiva del vicepresidente Cia, Antonio Dosi, proprio sui temi legati all’efficienza delle filiere e al ruolo dell’interprofessionalità.
In sostanza, si tratta di mettere a fuoco il fatto che le diseconomie della filiera dovute alla frammentazione ed agli eccessivi costi di transazione rappresentano il più importante fattore della perdita di competitività del sistema agroalimentare italiano. La frammentazione non è da imputare solo alla fase agricola ed alla ridotta maglia poderale delle aziende agricole, ma a tutte le fasi della filiera: dalle cooperative alle industrie alimentari, fino alle Centrali italiane della Grande distribuzione.
La mancata regolazione della filiera, inoltre, comporta una distribuzione del valore aggiunto particolarmente svantaggiosa per le imprese agricole, ma che ha effetti pesanti anche sul consumatore finale. In più, in Italia non vi è – al contrario di quanto avviene nel resto d’Europa – attenzione al valore delle Organizzazioni interprofessionali, soprattutto a fronte del ruolo sempre più decisivo della grande distribuzione nel mercato agroalimentare. Per approfondire questi aspetti la Cia ha promosso quindi una tavola rotonda, per mettere a confronto le diverse esperienze europee ed indicare una nuova strategia per l’Italia capace di ammortizzare le diseconomie del mercato.
Alla tavola rotonda hanno partecipato – coordinati da Letizia Martirano direttrice di Agrapress – Bruno Buffaria della Commissione europea, Teresa Millan Perez (direttrice Oi Olio spagnola “Interprofesional del aceite de oliva”), Bruno Dupont (presidente Oi ortofrutticoli freschi Francia Interfel) e Nazario Battelli (presidente OI “Ortofrutta Italia”).
Dosi ha sottolineato che le Op offrono molte opportunità, “ma le istituzioni e coloro che ne fanno parte devono credervi fortemente. L’Ue e il Mipaaf devono fare chiarezza sulla applicazione delle norme nei diversi comparti produttivi ed il tempo stringe”, ha aggiunto il vicepresidente della Cia.
Buffaria ha ricordato le novità della riforma della Pac rispetto al concetto di Organizzazione interprofessionale che “per la prima volta viene proposto a livello Ue in maniera orizzontale”. Buffaria ha insistito sulla natura strategica delle Oi, strumento “soprattutto per un’agricoltura di qualità come quella italiana” ed ha fatto riferimento alla estensione delle regole finora utilizzate per le Op. “Le Oi hanno un ruolo di servizio – ha proseguito – e in ambito Ue c’è tensione tra la Pac, che tende ad aggregare produttori individuali, cartellizzandoli, e la politica della concorrenza, che tende a contrastare questo aspetto.
Teresa Millan Perez ha sostenuto che il modello di Oi che si sceglie, per poter funzionare, deve essere meditato e non frutto di improvvisazione. “Della Oi spagnola dell’olio d’oliva fanno parte 8 realtà rappresentative del 95 per cento di tutta la filiera ed uno degli obiettivi raggiunti è stata la creazione di un marchio ombrello per l’olio spagnolo. Poi si lavora tanto con una struttura leggera, ed è questa una delle chiavi del successo”.
L’interprofessione francese ha 40 anni, ha ricordato Dupont, sottolineando che “nonostante il percorso non sia sempre tranquillo, tutti gli attori della filiera vi partecipano. L’interprofessione è l’unica risposta alla tensione economica e se un intero settore si oppone ad un accordo interprofessionale ciò è un problema politico”.
Battelli ha sottolineato che l’Italia, più di altri Paesi, ha bisogno dell’interprofessione, “vista la nostra frammentazione. Inoltre non è sostenibile l’approccio burocratico oggi in essere – ha proseguito – e tutti devono capire che Oi non significa cedere sovranità, mentre il Ministero deve capire che la Organizzazione interprofessionale serve per una migliore organizzazione di mercato, almeno in tre o quattro comparti: a cominciare da frutta e olio”.
Nelle sue conclusioni Dosi ha ricordato che “all’appuntamento per la valutazione delle norme Ue sulle Oi bisogna arrivare con qualcosa di concreto. Il ministero non ha certo brillato per iniziative sui temi delle eccedenze, ma anche l’Unione europea non è stata migliore”.



