Agribus: a Ferrara il primo servizio di trasporto dei lavoratori agricoli

agribus

Erika Angelini

FERRARA – La prima corsa parte alle 4 del mattino, la seconda alle 5 e sarà così fino a metà settembre. Ma non si tratta dell’orario di un qualsiasi autobus di linea, bensì dell’Agribus, il primo servizio di trasporto in Italia dedicato a lavoratrici e lavoratori agricoli che devono raggiungere le aziende del Basso Ferrarese.

Si tratta di un progetto sperimentale pensato e voluto dal Tavolo sezione territoriale del lavoro e totalmente finanziato in questa fase da FA.V.L.A.F. – E.B.A.T. (Fondo assistenze varie lavoratori agricoli ferraresi – Ente bilaterale agricolo territoriale), con il supporto, a diverso titolo di: Prefettura di Ferrara; Sezione territoriale di Ferrara della Rete del lavoro agricolo di qualità; Comune di Portomaggiore; Agenzia regionale per il lavoro – Regione Emilia Romagna; società di trasporti Ami S.r.l., e Cidas cooperativa sociale.
Tutti uniti per raggiungere un importante obiettivo: il contrasto al caporalato e il miglioramento della condizione di vita e di lavoro degli operari agricoli, spesso immigrati, che non hanno a disposizione un mezzo proprio per raggiungere le aziende agricole dove sono impiegati.


Uno sforzo che sta dando i suoi frutti, come spiega Luca Simoni, presidente di FA.V.L.A.F. – E.B.A.T e direttore di Cia Ferrara.

“Da metà giugno – spiega Simoni, il servizio si sta consolidando e sono circa 150 operai agricoli che ogni giorno lo utilizzano per raggiungere le realtà agricole del Basso Ferrarese, grazie a un pass totalmente gratuito. Nelle ultime settimane abbiamo anche adeguato gli orari alla nuova ordinanza regionale, che vieta il lavoro all’aperto nelle ore più calde e siamo riusciti a mantenere l’efficienza del servizio. Sono consapevole che non si tratta di grandi numeri, ma considerando che parliamo di un progetto pilota, organizzato in collaborazione con enti e associazioni che hanno magari visioni diverse, si tratta di un ottimo risultato. Non è stato semplice, infatti – continua Simoni –, attivare il servizio, in primo luogo per i costi che non dovevano gravare sui lavoratori.
Non c’è stato il tempo, in questa fase sperimentale, di accedere a eventuali fondi ministeriali, così il consiglio del FA.V.L.A.F. – E.B.A.T ha scelto di sostenere interamente l’iniziativa con uno stanziamento di 120 mila euro.

Un’iniziativa sperimentale per contrastare il caporalato e migliorare le condizioni di lavoro del settore

Per il 2026 dovremo intercettare i fondi per riuscire ad ampliare le linee e il servizio, che dovrà rimanere totalmente gratuito per i lavoratori, magari chiedendo un piccolo contributo alle aziende agricole che sono pienamente coinvolte nel progetto. Si tratta di un vantaggio per tutti: per i lavoratori che hanno a disposizione un mezzo di trasporto sicuro e “ufficiale” e per gli agricoltori che hanno la certezza che i lavoratori arrivino puntuali al lavoro.
Per gli operai agricoli immigrati spesso l’alternativa è, infatti, quella di rivolgersi ai caporali che si fanno pagare il trasporto, non sono affidabili e possono utilizzare modalità ricattatorie. Il valore di questa modalità di trasporto è quindi anche economico, perché assicura la manodopera in un momento di scarsità strutturale di personale, ma è soprattutto etico. Proprio per questo vogliamo creare una rete virtuosa di mezzi sempre più ampia, intercettando magari i fondi Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione), perché è giusto che le persone, impiegate ogni giorno e magari per diversi mesi nella nostre aziende agricole, abbiamo la possibilità di arrivare al lavoro in maniera sicura e dignitosa, senza dover passare dalla mannaia del caporalato.
Anche la nostra associazione, sia a livello provinciale sia nazionale, si batte da sempre – conclude Simoni – per combattere i fenomeni criminali che, non solo al Sud, sono diventati una vera e propria piaga per il settore agricolo. Credo che i titolari delle aziende, da quelle famigliari a quelle più strutturate, debbano impegnarsi fortemente, come poi già fanno, per migliorare le condizioni di lavoro degli operai, garantendo la sicurezza, una paga equa e che arrivino e tornino dal lavoro in maniera serena e dignitosa.
Credo che Agribus vada esattamente in questa direzione e porti una ventata di inclusione e giustizia sociale davvero forte e innovativa”.

Articoli correlati

WhatsApp chat

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy. Clicca ok per proseguire la navigazione e acconsentire all’uso dei cookie.