Gennaio 2016
ROMA – Ci sono 21 milioni di euro nella Legge di stabilità per il finanziamento del più importante progetto di ricerca pubblica fatto in Italia su una frontiera centrale come il miglioramento genetico attraverso biotecnologie sostenibili.
Li ha stanziati Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che ha reso il piano, articolato su tre anni, la cui regia sarà gestita dal Crea, il centro di ricerca specializzato del Mipaaf.
Il Crea dispone delle più importanti professionalità italiane nel campo della ricerca agroalimentare, come ad esempio lo staff che è stato protagonista del sequenziamento del genoma del frumento con importanti riconoscimenti internazionali. “Investiamo sulle migliori tecnologie per tutelare le nostre produzioni principali, dalla vite all’olivo, dal pesco al pero – commenta il Ministro Maurizio Martina -. Obiettivi chiari e ben definiti, con un percorso che guarda al futuro della nostra agricoltura. Anche in Europa va condotta una discussione definitiva perché queste biotecnologie vengano pienamente riconosciute, anche sotto il profilo giuridico, diversamente dagli Ogm transgenici”.
Biotecnologie sostenibili
Il Piano triennale prevede iniziative di ricerca in laboratorio, a legislazione vigente, con biotecnologie più moderne e sostenibili come il genome editing e la cisgenesi. Questi strumenti possono consentire infatti un impegno mirato di miglioramento genetico senza alterare le caratterizzazioni produttive del sistema agroalimentare, migliorandone le performance anche rispetto alla resistenza alle malattie.
I ricercatori italiani sono impegnati su queste frontiere, ma fino ad oggi non erano mai state investite risorse da parte del Governo per finanziare questi studi. Verranno così potenziati i filoni di ricerca già attivi e soprattutto avviati nuovi percorsi sulle colture che caratterizzano di più l’agricoltura italiana. È bene ricordare che per la maggior parte dei prodotti servono ancora anni di studi in laboratorio, prima di poter arrivare eventualmente alla fase sperimentale in campo.
Su questo approccio si sono espresse favorevolmente le principali società scientifiche italiane. Tra loro: Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Società italiana di genetica agraria (Siga), Società italiana di biologia vegetale (Sibv), Società italiana di ortoflorofrutticoltura (Soi), Società italiana di agronomia (Sia), Società italiana di patologia vegetale (Sipav), Accademia dei Georgofili, Unione nazionale delle Accademie per le scienze applicate allo sviluppo dell’agricoltura, alla sicurezza alimentare ed alla tutela ambientale (Unasa), Associazione nazionale biotecnologi italiani (Anbi).