Erika Angelini
JOLANDA DI SAVOIA (Ferrara) – Un clima che non ha penalizzato l’andamento vegetativo, rimasto mite anche nella fase di raccolta, e attacchi fungini contenuti, hanno portato a una buona produzione e a un’ottima qualità dei risoni. Questo, in sintesi, il bilancio della campagna risicola nel ferrarese dove si coltivano circa 4mila ettari, affrontando sfide agronomiche e logistiche particolari, visto che parte del territorio è 4 metri sotto il livello del mare e rimane “asciutto” solo grazie a un complesso reticolo di canalizzazioni e pompe idrovore che sgrondano l’acqua.
A parlare dell’andamento della campagna è Massimo Piva, risicoltore “storico” di Jolanda di Savoia che spiega: “La campagna è iniziata con qualche difficoltà in fase di semina per una primavera abbastanza piovosa ma chi è riuscito a seminare entro i primi giorni di giugno e quindi a ultimare la mietitura a ottobre, con un clima particolarmente mite e poco piovoso, è certamente riuscito a ottenere buoni risultati produttivi e a rimanere ampiamente nella media dell’areale. Parlando di quintali la media produttiva per il Cammeo, un succedaneo del Baldo, molto amata in Turchia, ha confermato la sua produttività e ha raggiunto, e in alcuni casi superato, le 8 tonnellate per ettaro.

Andamento produttivo e quotazioni valutate da Massimo Piva, risicoltore di Jolanda di Savoia
Al contrario, varietà storiche e tradizionali come l’Arborio e il Carnaroli si sono attestate sulle 5 tonnellate per ettaro, anche in questo caso nella media dell’areale. Ovviamente è importante notare che la qualità del prodotto è però slegata dalla resa produttiva e dipende dal clima, dal tipo di terreno e dall’assenza di attacchi fungini, come il brusone. Quest’anno – continua Piva – il clima è rimasto asciutto e conseguentemente le patologie fungine sono rimaste sotto il livello di guardia, consentendo un risultato che appare sicuramente positivo. Bisogna però sottolineare che in alcuni areali ci sono state alcune difficoltà per la presenza di fauna selvatica, una sfida non indifferente, per i risicoltori e per gli agricoltori. Parlo in particolare di ibis e fenicotteri che arrivano in stormi di notevoli dimensioni, non mangiano il riso, ma lo calpestano durante il primo allagamento e, a causa del loro peso notevole, gli impediscono di germinare. Da un lato vedere le risaie piene di fenicotteri rosa è suggestivo e positivo per la biodiversità, ma da un punto di vista agricolo è davvero un problema considerevole. Quest’anno – conclude Piva – la soddisfazione è data anche dai prezzi, anche se le quotazioni di novembre sono, almeno in alcuni casi, in contrazione rispetto a settembre e ci sono differenze sostanziali in base alle varietà. Attualmente si nota un recupero dei risi tondi, che si attestano intorno ai 60 euro al quintale. Questo incremento è dovuto a un minore investimento complessivo e alle forti grandinate che hanno colpito Piemonte e Lomellina, riducendo l’offerta.
La varietà Baldo-Cammeo, che viene esportata in Turchia, ha visto un vero e proprio boom nelle semine, con un aumento del 70% della superficie coltivata, rendendo difficile la collocazione sul mercato. Le varietà tradizionali si difendono bene, ma hanno perso i prezzi elevati che avevano raggiunto nei mesi precedenti. Nel dettaglio l’Arborio è quotato circa 65 euro, contro gli 80 delle prime fasi della raccolta mentre il Carnaroli è passato dai 95-100 euro al quintale agli 80 euro, prezzi che rimangono comunque remunerativi per i risicoltori e fanno parlare, davvero, di un’annata pienamente positiva”.



