Aumentano le superfici nel ferrarese, ma il clima compromette una buona annata

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Difficoltà nella trebbiatura del riso e aumento delle spese per l’essicazione a causa di forti piogge e umidità

FERRARA – I dati pubblicati dall’Ente Risi sulle superfici investite a riso nel 2024 parlano chiaro: nel ferrarese sono aumentate del 3,8% rispetto al 2023, passando da poco più di 4.700 ettari a 4.945.
Segno che questa coltura tiene e chi ha investito, in questo areale sono 122 i produttori, continua a credere nelle potenzialità del prodotto, nonostante le difficoltà climatiche e di mercato.

Il clima, infatti, ha compromesso una campagna che fino al mese di settembre appariva del tutto positiva Poi sono arrivate, come sappiamo, una serie di precipitazioni molto intense che prima hanno ritardato la maturazione e poi hanno allungato il periodo di raccolta. Per fare un bilancio produttivo della campagna occorrerà aspettare qualche settimana – i risicoltori dovranno comunicare all’Ente Risi le produzioni entro l’11 novembre – ma nel frattempo abbiamo fatto il punto Massimo Piva, risicoltore “storico” di Jolanda di Savoia.

“Se avessi dovuto fare una previsione produttiva e qualitativa di questa campagna di raccolta tra fine agosto e inizio settembre – spiega Piva – avrei parlato di un andamento davvero molto positivo. Nonostante un ritardo delle semine per le piogge di maggio e le alte temperature di luglio e agosto, infatti, gli impianti si presentavano con belle spighe e puliti.
C’erano, insomma, tutte le premesse per un’annata ottima. I problemi sono iniziati con il ritardo della maturazione, a causa della piovosità di settembre e delle temperature rimaste sotto la media, e sono continuati in fase raccolta che si è prolungata – e che era ancora in corso a fine ottobre – a causa delle continue e abbondanti. Nel corso della trebbiatura ci siamo poi resi conto che le spighe erano sì belle ma “vuote” a causa evidentemente degli aborti fiorali nei mesi estivi per il prolungarsi delle alte temperature e che anche la qualità non era così eccellente. Basti pensare che su una varietà di Baldo è apparsa anche la piralide, un infestante che in questi areali non avevo mai visto in tanti anni di coltivazione. A questo si aggiunge una percentuale di ettari allettati per il forte vento, che siamo riusciti a raccogliere a fatica a causa del clima piovoso e umido e che non hanno avuto buone performance produttive e qualitative. Il risultato è una produttività sotto la media per quasi tutte le varietà, molto variabile in base alle diverse zone, ma comunque senza picchi produttivi.

A livello varietale, in base ai dati che ho raccolto dagli altri produttori del territorio, potrei dire che si è salvato, almeno in parte, il Cammeo ed è andato peggio alle varietà tipo Arborio. Ma si tratta, ripeto, di valutazioni parziali in un contesto di grande differenza da un campo all’altro e che ha seguito l’andamento delle precipitazioni, anch’esse non uniformi su tutto il ferrarese. Un altro problema rilevante – continua Massimo Piva – è stato certamente quello dei costi di essiccazione. Il prodotto è stato raccolto anche con il 30% di umidità e questo significa, per chi come me utilizza un essiccatoio aziendale, dei costi in termini energetici davvero consistenti e per chi conferisce a un essiccatoio industriale delle tariffe e delle trattenute onerose. Questo peserà notevolmente sul bilancio delle aziende, soprattutto perché la produttività non consentirà di compensare questi costi di produzione imprevisti.

Confidiamo, se non altro, in un mercato positivo, visto che il calo produttivo non riguarda solo il nostro Paese – che ha comunque un impatto limitato su una stima di produzione globale di quasi 530 milioni di tonnellate – ma anche Vietnam, Stati Uniti e Ucraina che sono i maggiori produttori mondiali.
Le prime quotazioni appaiono incoraggianti per i risi Superfini che si producono nel nostro territorio – lo stesso non si può dire delle varietà Indica che sono quotate appena 40-45 euro al quintale – ma non sappiamo ancora se questi prezzi di listino riusciranno a coprire i costi di produzione che sono, appunto, aumentati in maniera vertiginosa e non so se riusciranno a garantire un reddito alle aziende risicole ferraresi”.

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