Novembre 2016
RAVENNA – Calano ancora le imprese agricole – in un anno hanno chiuso i battenti 121 imprese delle quali 88 agricole – e cresce invece la burocrazia: su annata agraria e appesantimento amministrativo ha fatto perno la 30esima edizione dell’‘Annata Agraria’ della Cia ‘di Ravenna.
Fra i relatori la senatrice Leana Pignedoli, vice presidente della Commissione agricoltura, il presidente della Cia nazionale Secondo Scanavino e il presidente della Cia regionale Antonio Dosi. L’annata agraria della provincia di Ravenna, cercando di bilanciare i dati, le previsioni e le ipotesi di chiusura dell’anno relative ai vari comparti del settore agricolo, mostra un’alternanza di luci e ombre, a partire dalla chiusura su base annua (settembre 2015/settembre 2016) di 88 imprese agricole, che rappresenta la maggiore perdita di unità rispetto agli altri comparti.
La Cia di Ravenna sottolinea la necessità di riguadagnare competitività e redditività e un grande aiuto potrebbe arrivare anche dall’esistenza di regole applicabili e sostenibili, dalla tanto agognata semplificazione.
“Siamo tutti d’accordo: serve semplificazione. Di fatto, però, gli adempimenti aumentano e i controlli spesso vengono eseguiti con arroganza. Questi elementi sono percepiti come vessazioni verso chi lavora, che si sente criminalizzato solo per il fatto di avere un’impresa. D’altro canto, questi stessi lavoratori subiscono ancora i furti nelle case, nei capannoni, di trattori, con le istituzioni che sembrano incapaci di gestire quella che viene definita microcriminalità – afferma il presidente Misirocchi –. È a rischio la competitività delle imprese, che in realtà da tempo hanno lanciato un ‘sos’, un urlo di dolore forse non ancora giunto alle orecchie di chi deve ascoltare e intervenire, di chi può, insieme agli agricoltori, cercare di cambiare la situazione di svantaggio in cui lavoriamo rispetto ad altri: oneri fiscali, costo del lavoro, costi energetici, ma in particolare costi burocratici. L’urlo di dolore non è contro le regole, ma per regole applicabili e sostenibili”. Conclude Misirocchi: “È ora di mettere mano ad una revisione normativa strutturale a tutti i livelli, dall’Ue fino ai comuni, in una visione moderna degli adempimenti burocratici finalizzati non al mantenimento della struttura della Pubblica Amministrazione, ma alla competitività dell’impresa agricola. Ciò consentirebbe di uscire in maniera decisa dalle secche di questa crisi infinita”.
Nel 2016, i vari comparti dell’agricoltura ravennate tracciano un andamento ondivago, tendenza che accade spesso anche all’interno di uno stesso comparto. A differenza del 2015, il frutticolo non è fra quelli maggiormente problematici. I comparti cerealicolo e zootecnico escono allo scoperto con tutte le loro problematicità. Le rese del cerealicolo sono abbondanti e per i frumenti teneri e duri sono le quotazioni a suscitare malessere e prese di posizione da parte di molti agricoltori e organizzazioni di settore. In calo di oltre il 40%, sono i listini in particolare del frumento duro a creare ulteriore incertezza negli scenari futuri, facendo vacillare anche le strategie di investimento. I timidi rialzi di ottobre si sono velocemente fermati. Stessa situazione, ad esempio, è stata vissuta dal comparto cunicolo.
Contrariamente al passato, anche gli avicoli arrancano, tranne poche eccezioni (anatre e faraone). Drammatico calo anche nei prezzi del lattiero-caseario (-9% circa) e contrazione dei consumi del latte bovino a fronte di un aumento di latte vegetale e arricchito, nonostante i prezzi al consumo siano più alti quasi del doppio. Prezzi all’origine e consumi in ribasso anche per le uova. Anche l’apicoltura registra un drastico calo produttivo e prezzi poco remunerativi per i produttori. Solo il suinicolo è in ripresa con segno ‘più’ rispetto al 2015. In riferimento alle colture industriali, ogni prodotto ha la sua storia: l’erba medica vede una flessione produttiva media di circa il 20%, ma è una coltura che si prospetta interessante per lo sviluppo futuro.
Per la barbabietola da zucchero il 2016 è un’annata quasi eccezionale e anche per quella da seme i risultati sono buoni. In riferimento alle colture da seme i dati provvisori del raccolto 2016 mostrano nel complesso risultati non molto incoraggianti. Nelle colture orticole quasi tutte le produzioni hanno raggiunto risultati produttivi, e in certi casi anche qualitativi, inferiori alle medie, pur con una superficie coltivata in aumento. Negativo l’andamento dei prezzi.
L’agricoltura ha bisogno di essere rimessa al centro delle politiche e degli interventi nazionali ed europei, affinché si riappropri, rafforzandolo, del suo ruolo lungo la filiera del valore.