Cereali: bene il mais, va peggio per il sorgo

Claudio Ferri
A conclusione dell’annata cerealicola si fanno i primi bilanci di un 2023 che riserva incertezze, soprattutto sul piano delle quotazioni. Riguardo al sorgo, per il quale c’erano buone aspettative, al momento del raccolto sono state rilevate differenze significative tra varietà precoci e tardive.
“Il raccolto dei sorghi precoci è stato scarso – dice Marco Bergami, cerealicoltore e vice presidente di Cia Emilia Centro – mentre le varietà medio – tardive hanno dato soddisfazione. Purtroppo le quotazioni sono bassissime perché a condizionare i prezzi è l’offerta elevata di grano tenero di bassa qualità, quello, per intenderci, che non ha i parametri necessari per la lavorazione industriale. Sono grani foraggeri il cui prezzo è molto competitivo – spiega Bergami – quindi idonei per la produzione di mangimi. La quotazione del sorgo, infatti, si aggira attorno ai 20 euro contro i 32 dello scorso anno. La media produttiva sui 45 quintali con dei picchi a 65/70”.
Riguardo alla produzione di mais, un dato positivo è la sanità riscontrata nella granella. “In linea generale non ci sono problemi sanitari – osserva ancora Bergami – e oltre ad un incremento delle semine a livello nazionale, complice la pioggia, la produzione è stata discreta. Chi non ha adacquato ha superato gli 80 quintali ad ettaro, con punte anche più elevate a seconda delle precipitazioni, mentre chi ha fatto ricorso all’irrigazione è arrivato agevolmente a 120 -130 quintali.
In questi giorni poi – ricorda ancora Bergami – è in atto una discussione al Dicastero agricolo su un possibile accordo per aiutare la filiera del mais dove, come Cia, stiamo chiedendo che vengano messi a disposizione i fondi per la ‘Sovranità alimentare’ (8 milioni di euro da distribuire sulla filiera),con accordi utili per salvare la coltura del granoturco in Italia.
Anche in questo caso i prezzi bassi a causa delle importazioni dall’Ucraina – conclude Bergami – un commercio che utilizza ‘triangolazioni’ e che arriva quindi da nazioni dell’Est europeo: siamo attorno ai 22 – 23 euro al quintale, ma ne occorrerebbero 26 -27. Anche per frumento e orzo, ma è ormai storia, l’annata è stata deludente”.