Costi e benefici delle energie rinnovabili

Claudio Ferri

L’energia ha dei costi, anche quella che proviene da fonti rinnovabili.
Gli impianti di digestione anaerobica, per intenderci quelli che producono biogas, a loro volta accusano il rincaro di materie prime con cui, anche se in molti casi parzialmente, ricorrono a fonti proteiche vegetali per alimentarli.

Le stesse colture, mais in particolare, necessitano di mezzi tecnici, concimazioni e ‘fitosanitari’ soggetti a rincari, oltre a consumare ed assorbire energia nei processi produttivi. Viene da dire che è un gatto che si morde la coda. In Emilia Romagna sono complessivamente 240 i biodigestori. I dati sono dell’Arpae e si riferiscono alle strutture autorizzate ai sensi dell’articolo 12 del Decreto legislativo 387/2003. La potenza che esprimono è di circa 260 megawatt (MW) e una produzione di energia che si attesta sui 1200 GWh. In quattro di questi impianti, poi, risulta attivo l’upgrading del biogas per la produzione di biometano. Il portale è aggiornato a settembre del 2020 quindi, probabilmente, qualche impianto in più ha iniziato di recente a funzionare.

La provincia con il maggior numero di impianti per la produzione di energia elettrica e biometano è Bologna, che detiene una quota del 18%. Modena, Ferrara e Bologna assieme rappresentano il 50% della produzione emiliano-romagnola.

Lo sviluppo di queste strutture, ben visibili a distanza e che si contraddistinguono per la forma di grande cupola, ha avuto un enorme sviluppo grazie agli incentivi dello Stato che ha così voluto dare un impulso alle energie rinnovabili.
Il settore lamenta, tuttavia, una disattenzione del governo in seguito alla decisione di mantenere ferma la propria posizione sulle misure proposte al decreto Fer 2 (Fonti energetiche rinnovabili), un provvedimento atteso da cinque anni. Il settore chiede da tempo misure per favorire la nascita di nuovi impianti integrati nel territorio avviando un percorso di transizione in linea con gli obiettivi europei, oltre a sollecitare misure per salvaguardare le iniziative biogas esistenti che non possono convertire la propria produzione a biometano. Insomma, qualche difficoltà viene segnalata dalle imprese agro-energetiche, come testimoniano gli operatori del settore in questo numero di Agrimpresa.
Le imprese che acquistano il mais o hanno la maggior parte dei terreni in affitto sono probabilmente in difficoltà. Gli impianti che hanno iniziato a funzionare dal 2010 beneficiano di incentivi statali importanti, senza i quali probabilmente il loro sviluppo non sarebbe decollato.

La necessità di reperire sostanze organiche provenienti da colture agricole, principalmente mais, ha condizionato le quotazioni degli affitti dei terreni in aree che erano spesso destinate a produzioni di ortaggi, con disappunto chi aveva necessità di realizzare rotazioni agronomiche da un lato, e soddisfazione per i possessori di terreno agricolo dall’altro che hanno visto più che raddoppiare gli introiti dagli affitti.
Produrre energia in alternativa alle derrate alimentari è, da sempre, un tema che divide e che alimenta polemiche.

L’energia ottenuta dagli impianti è superiore a quella consumata per produrre le materie prime necessarie al funzionamento dei biodigestori? È una domanda che si pongono in tanti, seppur i tecnici assicurano che il bilancio energetico è positivo.

La filiera agroenergetica è importante e non deve rallentare il passo, ma qualche distinzione andrebbe fatta. Il sistema agroalimentare dell’Emilia Romagna esprime grandi volumi in termini di sottoprodotti o materiali di risulta che provengono dalle lavorazioni in campo e dell’agroindustria e che andrebbero valorizzati maggiormente. Senza trascurare il settore zootecnico che può, e in parte lo fa già, trasformare un rifiuto scomodo in energia e/o metano.

C’è ancora tanto tantissimo da fare, a partire dalla immissione in rete di un metano che non sia fossile. Infine, c’è la barriera burocratica e vincoli come, ad esempio, quelli relativi alla distanza dalla rete di trasporto del metano, ostacoli ben più gravosi di quelli tecnici.

Articoli correlati

semineautunnali

Semine autunnali, ma quali?

Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna Le quotazioni attuali (e degli ultimi mesi) dei cereali a paglia sono un reale disincentivo per gli agricoltori a intraprendere le semine autunnali di

Leggi Tutto »

Barriere doganali deleterie

Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna Le barriere doganali fanno paura, all’Italia e all’Emilia Romagna. La Conferenza economica Cia ha messo in luce ciò che potrebbe rappresentare per il Paese

Leggi Tutto »
WhatsApp chat

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy. Clicca ok per proseguire la navigazione e acconsentire all’uso dei cookie.