Maggio 2017
Lucia Betti
RAVENNA – Non manca molto: ormai cominceremo a vedere nei campi appezzamenti di un giallo intenso, luminoso, vivace, solare… quegli impatti che sbalordiscono.
Nella nostra provincia non sono numerosi, ma si notano. È il colza, Brassica napus, la cui coltivazione in Europa è particolarmente diffusa in Francia e in Germania. Nel territorio ravennate gli ettari destinati al colza nel 2016 sono stati circa 246, il doppio rispetto a quelli del 2015, mentre complessivamente in Italia la campagna 2016 ne ha visti coltivati 17 mila. Chi conosce il colza sostiene che nel nostro territorio non abbia raggiunto l’interesse che merita. “Si tratta di una coltura vantaggiosa per diversi aspetti – sottolinea Maurizio Milanesi, direttore tecnico della Cooperativa Bonifica Lamone di Ravenna – Gli accorgimenti colturali da seguire per una buona produzione e un buon raccolto sono pochi, ma assolutamente necessari se si vogliono evitare rese scarse. I costi di produzione sono contenuti. Permette il miglioramento delle caratteristiche fisiche del terreno con vantaggi anche per le colture in rotazione”.
Cerchiamo di approfondire alcune caratteristiche di questa pianta il cui olio, ad esempio, veniva utilizzato già nel 1200 nei paesi del nord Europa per l’illuminazione. Le possibilità di utilizzo del colza nel settore industriale oggi sono molteplici: dalla spremitura dei semi si possono ottenere oli per uso alimentare; opportunamente trattato può essere trasformato in biodiesel e utilizzato come biocarburante e speciale. Il panello di risulta può essere destinato all’alimentazione del bestiame.
La Coop Bonifica Lamone, con 500 ettari di estensione fra terreni in proprietà e in affitto e circa 600 soci, da una decina d’anni dedica circa una sessantina di ettari alla coltivazione del colza. Dalle rese iniziali di circa 28 q/ha la Bonifca Lamone è giunta a rese migliori e consolidate negli ultimi 4-5 anni con una produzione media di circa 34-35 q/ha (con punte anche di 39-40 q/ha). Il prezzo medio riconosciuto ai produttori, e definito dal Mercato a termine di Parigi (Matif), è di circa 35-36 euro a quintale e la Plv per ettaro è intorno ai 1.250 euro. I costi di produzione per un ettaro di colza si aggirano intorno agli 800-850 euro e al netto delle spese risulta una marginalità di circa 400 euro per ettaro, alla quale si aggiungono i contributi Pac, per chi ne ha fatto richiesta.
“L’esperienza delle tante prove tecniche realizzate ci ha condotti a questi importanti risultati. Studiando le reazioni della pianta abbiamo capito qual è, nel nostro territorio, il periodo giusto per la semina – spiega Milanesi -. Inizialmente seminavamo nella prima decade di ottobre, poi, anno dopo anno, anticipando sempre un po’, abbiamo raggiunto il periodo giusto: fra fine agosto e metà settembre. Le rese sono aumentate del 10-20%. Tutti i cereali da anni registrano prezzi alla produzione molto bassi: questo è un motivo in più per prendere in considerazione il colza nella rotazione aziendale. Le rese del colza sono vicine a quelle del grano, pagato mediamente 16 euro a quintale, con un 30% in meno di costi e praticamente senza problemi fitosanitari perché è una pianta rustica”.
Operazioni colturali
Servono poche e semplici, ma assolutamente necessarie, operazioni colturali: la semina, eseguita nel giusto periodo (fine agosto-metà settembre), deve avvenire in previsione di pioggia, la rullatura del terreno deve essere eseguita prima della semina e occorre un diserbo in pre emergenza. La concimazione azotata deve avvenire entro il mese di febbraio. Inoltre, si effettua un trattamento in prefioritura contro il Meligete, il fitofago primaverile del colza. Si procede con la trebbiatura quando il seme ha ancora un certo grado di umidità per ridurre le perdite nel corso di questa fase. Il raccolto si realizza entro metà giugno. Questi aspetti sono fondamentali per ottenere rese remunerative.
Alcuni vantaggi
Le operazioni colturali necessarie si svolgono in tempi in cui i lavori in agricoltura non sono congestionati. Poi, questa coltivazione permette di migliorare l’aspetto fisico del terreno con benefici per le colture che seguono, come ad esempio il grano. “La rotazione avviene per cicli quadriennali o quinquennali – spiega Milanesi – Il colza può reggere anche rotazioni triennali, dipende dalle caratteristiche del terreno”. E ancora: ha un limitato bisogno idrico anche in fase di maturazione, in maggio, mese in cui le altre colture cominciano ad avere maggiore necessità di acqua e a volte questa è carente. Non da ultimo, la remuneratività connessa ai contenuti costi di produzione, alla resa e alla marginalità, come precedentemente indicato.
La Coop Bonifica Lamone ha sperimentato anche il coriandolo, poi abbandonato perché negli anni successivi alla produzione diventa infestante. Per il 2017 la novità è il cece, con 22 ettari. Dopo la raccolta, che avviene fra metà e fine luglio, si potranno iniziare a valutare i pro e i contro.