Flessione produttiva per le patate ma i prezzi sono discreti

Alessandra Giovannini
DALLA REDAZIONE – È tempo di bilanci anche per le patate e le valutazioni per questa annata le chiediamo a Massimo Cristiani, presidente del Consorzio Patata Italiana di Qualità che ha il compito di gestire e coordinare la produzione e commercializzazione di Selenella, la marca di patate confezionate più diffusa nel Paese e la prima nel ricordo degli italiani.“La qualità è buona, il prodotto ha buone caratteristiche, buona anche la lavabilità e la buccia è chiara, ma la quantità è in forte contrazione, almeno del 10%”. Notizie in bianco e nero per questo prodotto che ha subìto i contrasti di una stagione anomala. Grazie all’andamento favorevole nei primi mesi dell’anno nel nord dell’Italia, le semine del 2019 sono avvenute con tempestività e regolarità. “Situazione diversa nel mese di maggio – rileva Cristiani – quando gli abbassamenti termici sono stati consistenti con temperature medie fino a 10/14 gradi e piovosità elevatissima e persistente”. Una condizione che ha creato elementi di squilibrio, in particolare nutrizionale, sulle coltivazioni. “Per contro – dice ancora Cristiani – nel mese di giugno si è verificata una situazione opposta e cioè temperature che hanno subito repentini innalzamenti termici di oltre 15-18 gradi con successive situazioni di stress per le coltivazioni anche a causa di un apparato radicale rimasto superficiale per le abbondanti disponibilità idriche”.
Quello che fa più paura oggi a questi produttori, però, sono i danni causati dagli elateridi, delle larve che scavano gallerie nel tubero, rendendolo non commercializzabile. Anche quest’anno, le percentuali di prodotto contaminato sono inaudite. La continua e progressiva eliminazione di principi attivi utilizzati nella lotta agli elateridi, in assenza di valide alternative, ha lasciato, di fatto, i produttori pataticoli privati di armi di contrasto.
“Non abbiamo tante possibilità per combattere questo nemico – dice ancora Cristiani – e siamo molto preoccupati per i prossimi raccolti”. Non c’è tempo per aspettare l’individuazione di nuove varietà resistenti alle fitopatie, servono soluzioni immediate, altrimenti il rischio è quello di perdere non solo la produzione, ma l’intera filiera e il suo indotto. La patata può essere bella nella forma e qualità ma dove c’è un buco non può essere venduta. “Come Consorzio – aggiunge ancora Cristiani – ci siamo rivolti alle associazioni di categoria e anche a livello ministeriale, abbiamo bisogno di porre rimedio a tutto questo. E non stiamo parlando di problemi esclusivamente locali perché le difficoltà ci sono anche in tutta la regione, in Italia e in Europa. Non c’è solo la cimice per il pero. Sono tutti avversari da combattere”.
Un’altra emergenza riguarda la conservazione delle patate nel post raccolta che rischia di essere compromessa dal divieto di utilizzo di un prodotto corroborante particolarmente efficace. Secondo i produttori, gli agenti di conservazione che restano disponibili sul mercato, oltre a essere più costosi, sono meno efficaci.
Per il Cepa, il Centro di Documentazione per la Patata, i circa 4 milioni di quintali di patate che nel 2019 si prevede verranno stoccate nelle celle di conservazione, rischiano di non essere conservate correttamente rischiando, così, notevoli cali peso e conseguente perdita di qualità.
E i prezzi? “La campagna – risponde ancora Cristiani – è partita con buone indicazioni e questo ci dà motivo di soddisfazione ma le aziende sono state colpite un po’ a ‘macchia di leopardo’ dalle larve e, dove queste si sono insediate, hanno rovinato il prodotto anche del 30%, di conseguenza, il prezzo incide sul danneggiato”. Dunque, soddisfazioni ma anche problematiche. “Noi andiamo avanti – conclude Cristiani – forti nel proporre un prodotto di ottima qualità e con una storia importante. E lo diciamo a chiare lettere nella nostra comunicazione attraverso il Consorzio Patata Italiana di Qualità, il Consorzio di tutela Patata di Bologna Dop e grazie ai tanti produttori del territorio. Lo scriviamo anche nelle etichette delle confezioni, i messaggi devono essere chiari e trasparenti, nazionalità ed eventuali regioni di provenienza sono le informazioni essenziali che devono essere facilmente identificabili. Un’assicurazione per la totale tracciabilità e certificazione della filiera”. E ha ragione Cristiani a difendere la patata bolognese, che vuol dire salvaguardare anche il prodotto nazionale.
Alla Fiera di Trecasali, in provincia di Parma, è stato organizzato il convegno La patata dalla terra alla tavola e proprio in quell’occasione il direttore di Agripat Bologna, Andrea Galli ha ricordato come, allo stato attuale, ogni anno in Italia vengono consumati 20 milioni di quintali di patate. Nel nostro Paese ne sono prodotti circa 14, per cui sono circa 6 milioni i quintali che vengono importati dal Nord Europa, soprattutto dalla Francia e dalla Germania. “Gli spazi per la crescita della produzione di patate in Italia ci sarebbero – ha commentato Galli -, ma per andare a conquistare quegli spazi servirebbero accordi di filiera con la Grande distribuzione organizzata, quello che oggi è un po’ il punto debole per arrivare ad una vera e propria interprofessione del settore della patata”.
Il rischio è l’abbandono delle produzioni.