Germana Fratello

Gentile direttore,

apro la rivista di settembre che parla di donne in agricoltura e la prima cosa che salta all’occhio è la vignetta: “l’imprenditrice agricola” rappresentata è un’improbabile biondina truccata e formosa con seno in evidenza, oltretutto oggetto di attenzione da parte di un uomo visibilmente “arrapato” (mi scuso per il termine utilizzato, ma rende bene). Va bene che è una vignetta, che è tanto per ridere, ma i modi in cui si ride sono espressione di una cultura, che nella vignetta in questione è evidentemente una cultura sessista. Poi ci sono gli articoli che parlano delle donne in un tono ovviamente diverso, e mi chiedo: “ma non capite quanto una vignetta può comunicare? Quanto può dare un messaggio forte?”. Siamo abituate a questo tipo di umorismo, purtroppo, ma mi piacerebbe che non avesse spazio nella vostra rivista. Cordiali saluti,

Germana Fratello, imprenditrice agricola
Savigno (Bologna)

Confesso che mi aspettavo considerazioni come la sua, Germana, ma l’ilarità che possono suscitare i due protagonisti della vignetta mi sembra francamente innocente. D’altra parte una ‘striscia’ deve far ridere, me lo conferma lei stessa nella missiva. Vedere troppo in trasparenza una ‘cultura sessista’ mi sembra eccessivo. Mi soffermerei piuttosto sui contenuti del giornale che ha dedicato un approfondimento sull’imprenditoria femminile. Con argomenti seri.

Claudio Ferri

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