Il mandorlo in Romagna: allo studio alcune soluzioni - Agrimpresaonline Webzine

Il mandorlo in Romagna: allo studio alcune soluzioni

mandorlo

Riceviamo e pubblichiamo l’esperienza di Michele Zaniboni, agrotecnico che, insieme ad altri professionisti, nel 2013 ha creato Romagna Impianti, un’impresa che si occupa di progettazione e impiantistica nel settore frutticolo e che ha dato il via ad uno studio di fattibilità sulla coltura del mandorlo in alcuni areali romagnoli.

In Puglia sono stati realizzati alcuni impianti di ulivi superintensivi, una tipologia completamente innovativa, dal punto di vista agronomico quanto strutturale. Lo studio di questi impianti parte nei primi anni 2000 in Spagna ed ora questa tecnica è assai consolidata tant’è che si sperimenta la sua applicazione anche nelle drupacee, in particolare su albicocco e mandorlo individuando dei portinnesti nanizzanti che permettono di contenere la vegetazione garantendo una produzione costante. Anche la tecnica della cimatura in fase di allevamento può essere più estrema, cioè senza effettuare passaggi manuali, ma solo passando con la cimatrice facendo ‘topping’ ed ‘hedging’ 3-4 volte all’anno, creando una siepe che si autosostiene.

A livello strutturale l’evoluzione successiva negli impianti super intensivi è l’eliminazione dei fili superiori lasciando solo il filo dell’irrigazione a 50-60 cm che servirà a sostenere le piante il primo anno.
Nel 2019 feci visita a questa tipologia di impianto con mandorlo e rimasi perplesso per diversi motivi: innanzitutto la mia formazione, maturata nell’era dello sviluppo della peschicoltura, non mi consentiva di concepire un allevamento di una pianta senza l’utilizzo delle forbici e non avevo nessuna base di conoscenza per quel che riguarda le mandorle. In Romagna i mandorli sono un chiaro segno che la campagna sta per svegliarsi, i primi a fiorire e i primi a “bruciarsi”.

Nel 2020 visitai impianti con varietà innovative, selezionate proprio per la fioritura molto tardiva e riscontrai che, mentre i peschi erano nella fase di “bottone rosa” ed iniziavano a fiorire, le piante di mandorlo erano completamente ferme. Osservai, inoltre, che i mandorli avevano una carica di fiori veramente importante. L’evidenza dei risultati mi convinse e lavorai sul progetto “mandorle in Romagna”. Gli aspetti sono veramente interessanti: costo d’impianto relativamente basso, a parte le piante, e completamente meccanizzabile, la struttura è veramente minima, anche se è obbligatorio l’impianto irriguo.

Tutte le operazioni colturali sono meccanizzate, permettendo così di abbattere costi di manodopera che, oltretutto, risulta introvabile negli ultimi anni. Una persona può gestire tranquillamente oltre 30 ettari. Per la gestione si utilizzano le stesse attrezzature del vigneto e questo permette di lavorare anche solo piccoli appezzamenti, non come noci e nocciole che, invece, richiedono macchine specifiche che si ammortizzano solo con grandi superfici. Inoltre, il prodotto non è deperibile e, una volta raccolto e smallato, può essere conservato anche un anno in cassoni e con tanti sbocchi commerciali.

A fine aprile 2020, come Romagna Impianti, abbiamo messo a dimora 3 ettari di mandorli in territorio romagnolo, coinvolgendo il nostro team tecnico.

Una sfida importante, per cercare di creare nuove opportunità di investimento e, proprio quest’anno, arriveremo al culmine del progetto “mandorlo in Romagna” con la prima raccolta che avverrà a fine agosto, periodo in cui daremo la possibilità ai coltivatori di conoscere, capire e testare la fattibilità di questa coltura. 

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