Claudio Ferri
FERRARA – La corilicoltura è in forte crescita in Emilia Romagna, anche grazie a un progetto di filiera che coinvolge Terremerse, la Fondazione Navarra e Ferrero. Nel Ferrarese, presso il campo sperimentale della Fondazione Navarra, Terremerse ha portato a sintesi i risultati dell’annata e lo stato di avanzamento del progetto. Facciamo il punto sul “Progetto Nocciolo” con Ilenio Bastoni, direttore commerciale di Terremerse e dell’Op.
Bastoni, Terremerse ha puntato con decisione sul nocciolo: qual è il percorso fatto finora e lo stato attuale del progetto?
Il progetto è partito nel 2020. Oggi abbiamo superato i 300 ettari di superficie impiantata e a breve arriveremo a superare i 400. Negli ultimi due anni abbiamo anche aggregato produttori che avevano già i loro noccioli e che hanno trovato nel nostro progetto commerciale una risposta concreta.
Qual è l’obiettivo principale della sperimentazione?
L’obiettivo primario è ottimizzare la redditività della coltura per l’agricoltore. Abbiamo creato questo campo prova, in collaborazione con il Centro Navarra e Ferrero, per mettere a confronto diverse varietà, sesti d’impianto e portainnesti. Vogliamo dimostrare che una gestione “da frutteto” – con terreni idonei, agricoltura di precisione – produce risultati di produttività e qualità significativi, anche in annate difficili.
Perché un agricoltore dovrebbe investire nel nocciolo oggi?
Ci sono due elementi fondamentali. Il primo è la resilienza al cambiamento climatico. Il nocciolo ha dimostrato una maggiore capacità di sopportare gelate, piogge intense e sbalzi di temperatura rispetto ad altre colture. Il secondo è l’elevata meccanizzazione. Oggi il reperimento di manodopera è un problema critico. La corilicoltura è quasi completamente meccanizzata – potatura, trattamenti, raccolta sono operazioni che si possono fare con mezzi specifici – riducendo drasticamente il fabbisogno manuale.
Quest’anno è stato difficile per il nocciolo?
L’annata è stata negativa per le aree storiche. Tuttavia, i nostri primi impianti realizzati nel 2020, ad esempio nel forlivese, hanno registrato rese vicine ai 10 quintali per ettaro. Questo in un mercato internazionale che, a causa dei problemi produttivi in Turchia (primo produttore mondiale, ndr), è particolarmente favorevole. I nostri risultati hanno superato le aspettative iniziali, confermando la validità dell’impostazione agronomica.
Quali supporti offrite ai produttori che aderiscono?
Oltre all’assistenza tecnica fornita dal nostro reparto di ricerca e sviluppo, mettiamo a disposizione i contributi Ocm (Organizzazione Comune di Mercato). Questi fondi europei coprono parte dei costi iniziali per l’acquisto delle piante e la realizzazione dell’impianto, ma anche successivamente per la fase di meccanizzazione, come l’acquisto della macchina di raccolta o di tecnologie per la gestione del corileto.



