Il tunnel è una garanzia per produrre meloni e angurie

Luca Soliani

Correggio (Reggio Emilia) – Il 2020 era stato in tutta Italia un anno terribile per le vendite causa pandemia. Il 2021 è stato un anno di recupero. E ora ci sono tutte le premesse per ottimi numeri. Stiamo parlando di angurie e meloni, la cui stagionalità nel cuore dell’estate si è allungata anche grazie alle nuove tecniche di produzione. 

Abbiamo approfondito il tema con Mauro Torelli, imprenditore agricolo del distretto di Correggio che coltiva circa 13 ettari a meloni e angurie, di cui una parte consistente ‘Anguria Reggiana Igp’.

Come è andata la scorsa annata?

“Per quello che mi riguarda, direi mediamente bene. C’è chi ha avuto pesanti problemi con la grandine, specialmente in alcune zone del territorio verso la Bassa. Da questo punto di vista, la mia scelta della serra elimina quasi del tutto questo rischio. Naturalmente, se passa un uragano si è rovinati”.

Che numeri ha raggiunto nel 2020?

“Oltre 350 quintali di meloni, mille di angurie di cui circa il 40% ‘Anguria reggiana Igp’ che seguono il rigido disciplinare e che sono certificate dall’ente esterno Check Fruit che è autorizzato dal Mipaaft”.

Coltiva tutto in serra?

“I meloni sì, perché ho verificato che si eleva notevolmente la qualità del prodotto. Per quanto riguarda le angurie, uso invece anche la coltivazione in campo libero”.

In generale, quali sono i vantaggi della coltivazione in serra?

“C’è una protezione importante dalle intemperie sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. La serra permette poi, di anticipare la stagione, rispettando naturalmente i tempi dell’ambiente, e del mercato. Se, ad esempio, il terreno non raggiunge la temperatura di 16 gradi è inutile mettere a dimora le piantine. Una volta le angurie si avevano da agosto, oggi già a metà giugno sono un prodotto molto valido. E, per quanto riguarda i meloni, posso arrivare fino a novembre”.

Perché coltiva i meloni solo in serra?

“Oltre alla qualità notevolmente maggiore, è molto più facile anche la gestione. La mia azienda è improntata alla filiera corta: dal produttore al consumatore. Questo significa che ogni quindici giorni metto a dimora nuove piante per avere prodotti sempre freschi. E con la serra è tutto più agevole”.

A che punto è con la nuova stagione?

“Giusto nei tempi. Nei giorni scorsi ho piantato mille piante tra meloni e angurie. Siamo fiduciosi”.

Risente di questi mesi siccitosi?

“Al momento, no. Se non cambia nulla, i problemi li sentirò a giugno e luglio. Non risento della mancanza di pioggia perché nella mia azienda ho 35 chilometri di manichette a goccia stese in tutti i campi. E le serre hanno le attrezzature sotterranee in pvc, ognuna con il suo rubinetto”.

Questo impianto che vantaggio porta?

“Ho un risparmio idrico di oltre il 70% e un risparmio energetico (luce e gasolio) di circa l’80%. Numeri importanti di questi tempi, ma non solo”.

Parliamo di mercato. Quello delle angurie è spesso turbolento.

“Noi siamo produttori da tre generazioni e svolgiamo l’attività per il meglio. Purtroppo, il mercato è spesso invaso da ingenti quantità di prodotti di bassissima qualità e a prezzi stracciati. Un fenomeno che lo ingolfa e causa il crollo dei prezzi. Ogni anno è una battaglia”.

Lei fa parte dei produttori dell’Anguria Igp, si sente tutelato?

“Assolutamente sì. Chi lavora bene, è premiato. Ottenuta nel 2016, dopo un lungo percorso intrapreso da Apar (Associazione produttori Anguria Reggiana) con l’appoggio della Provincia di Reggio Emilia, la certificazione Igp sancisce la qualità di quella che è una coltivazione dalla tradizione secolare nella bassa reggiana. Una commistione di terreni fertili, quelli tipici della zona vocata di produzione, di biodiversità locale e cultura di un territorio, cresciuto in simbiosi con le coltivazioni di anguria. 

È il segreto di questa eccellenza dal gusto e profumo inconfondibili. E noi produttori siamo molto più tutelati sul mercato, perché arriviamo con un prodotto riconosciuto di ottima qualità che sempre più consumatori cercano”. 

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