Erika Angelini
Buone prospettive per la raccolta autunnale del radicchio rosso
MESOLA (Ferrara) – Rimangono costanti in Emilia Romagna le superfici investite a radicchio, circa 830 ettari distribuiti prevalentemente tra il Delta di Ferrara e Ravenna e Forlì-Cesena.
Una coltura d’eccellenza, tipicamente italiana, che negli anni ha subito la forte concorrenza dei paesi del Nord Europa, dove sono stati selezionati degli ibridi adatti a territori non particolarmente vocati, come spiega Mauro Menegatti, direttore della società Cooperativa Casa Mesola, che raccoglie e trasforma la maggior parte del prodotto ferrarese.
“Il problema principali della produzione di radicchio rosso – spiega Menegatti – è sicuramente la “Polverizzazione produttiva” tra diverse aree europee. Prima, infatti, era una produzione prevalentemente “locale” mentre ora in alcuni paesi come Francia del Nord, Polonia e Germania viene coltivata una varietà ibrida – selezionata da aziende sementiere olandesi – più resistente, omogenea e produttiva, che viene coltivata fino ad autunno inoltrato e si sovrappone al nostro prodotto autunnale. Certo non è il radicchio italiano, ma comunque riesce a condizionare fortemente la produzione europea e il mercato, perché è meno influenzato dal clima ed è sostanzialmente sempre disponibile. Questa espansione produttiva ha condizionato pesantemente l’export italiano, che è sempre stato lo sbocco privilegiato sia per il radicchio fresco che per la IV Gamma. Inoltre, le grandi aziende estere specializzate in prodotti “pronti all’uso” cercano naturalmente di reperire il radicchio in zone limitrofe, contribuendo anch’esse a questa dispersione della produzione e alle difficoltà dei nostri orticoltori”.
“In questo contesto la nota positiva – continua Menegatti – è la campagna di produzione autunnale, che si presenta davvero ottima. I trapianti sono andati bene e gli impianti fanno presagire buon raccolto sia dal punto quantitativo che qualitativo.
Certo, si tratta di una fotografia di un fine ottobre con temperature davvero miti, che potrebbero provocare una concentrazione di maturazione, con ovvie ripercussioni di mercato che potrebbe saturarsi. Si tratta, dunque, di una situazione in divenire, anche a livello di prezzo alla produzione ancora molto altalenante – che può andare da 20 cent/kg a un euro – perché la richiesta è ancora condizionata dalla presenza sul mercato di prodotti “estivi”. Ma confidiamo nel cambiamento dell’andamento stagionale e in una ripresa dei consumi che potrebbero dare soddisfazioni all’intera filiera del radicchio italiano di qualità”.