La Provincia di Rimini capofila del progetto europeo “Terre”

Giugno 2014

RIMINI – Il progetto Terre (TERritory, eneRgy & Employment) nasce per promuovere lo sviluppo economico e occupazionale dei territori rurali marginali attraverso la valorizzazione delle risorse naturali interne quali sole, acqua, vento, biomasse.

Il territorio che è stato preso in esame per la verifica delle condizioni socio economiche e ambientali è l’Alta Valmarecchia, in particolare i sette comuni che dal 2010 sono divenuti territorio romagnolo. Lo scorso 8 maggio si è svolto, presso la sede della Provincia di Rimini, un seminario di approfondimento. Oltre ai coordinatori pubblici del progetto stesso erano presenti amministratori locali, associazioni di categoria (compresa la Cia di Rimini), consulenti e altri soggetti privati potenzialmente interessati allo sviluppo delle fonti energetiche alternative.

Il seminario ha consentito ai partecipanti di esprimere la propria opinione sulle possibilità offerte dal territorio della Valmarecchia in merito alle energie rinnovabili. In tema di energia eolica, forma di produzione di energia che richiede una ventosità costante per buona parte dell’anno senza lunghi periodi di “bonaccia” alternati a momenti di vento eccessivo. A quanto pare solo in una piccola porzione del territorio di Casteldelci sembrano esistere condizioni favorevoli per lo sfruttamento del vento.

Il fotovoltaico – questa fonte risente delle incertezze sia in materia fiscale che di incentivi e pertanto è stata ritenuta non percorribile.

Energia idroelettrica – viene considerata una fonte interessante ma già sfruttata con ripercussioni ambientali non trascurabili.

Infine la biomassa (la materia prima da utilizzare per la produzione di energia da fonti rinnovabili può avere varie origini). Scartata in partenza quella delle coltivazioni dedicate a seminativo (mais/sorgo, triticale, ecc.) sia per ragioni etiche che agronomiche, non restano che i residui derivanti da varie attività. Le deiezioni animali prodotte dagli allevamenti sono state considerate largamente insufficienti sia perché ci troviamo davanti a piccoli allevamenti sia perché per circa 6 mesi all’anno gli animali sono lasciati al pascolo. I residui degli oleifici, oltre che concentrati nei mesi di novembre e dicembre, sono prodotti in località piuttosto distanti dall’alta Valmarecchia e pertanto i costi di trasporto risulterebbero penalizzanti per un loro sfruttamento vantaggioso.

Si è fatta strada, infine, come unica ipotesi plausibile quella dello sfruttamento della biomassa prodotta dai boschi. Anche in questo caso, però, sono emerse problematiche legate soprattutto alla tipologia di boschi presenti in Valmarecchia e alle difficoltà logistiche date da un territorio molto complicato sia per le scarse infrastrutture di collegamento sia per la sua conformazione fisica. In conclusione, è risultata percorribile la realizzazione di piccoli impianti di potenza molto limitata, per la combustione di biomassa di origine forestale da utilizzare per la produzione di energia termica (potenza < 50 Kw).

Impianti di questo tipo sono in grado di rappresentare un volano significativo per il territorio dell’alta Valmarecchia?

Secondo la Cia di Rimini la risposta è no. Altre sono, a nostro parere, le “risorse naturali”: la valorizzazione delle bellezze naturali come i boschi, i borghi medievali, i percorsi ciclabili e pedonali utilizzando antiche vie di comunicazione, la gastronomia locale, il senso dell’ospitalità, i prodotti agricoli e altro ancora.

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