L'Appennino è vivace, ma merita più attenzioni - Agrimpresaonline Webzine

L’Appennino è vivace, ma merita più attenzioni

dossier Appennino

Claudio Ferri

Ci sono molti fattori che conducono ad una maggior considerazione delle attività agricole in Appennino, ma senza dubbio la più importante è il valore sociale che ricoprono donne e uomini ancorati ad un territorio, spesso ostico, che senza la presenza umana andrebbe incontro ad un inevitabile degrado, molto più rapido di quanto non provvede la natura.

A prescindere dalle importanti attività agricole che non mancano – gli esempi sono tanti, come testimoniano le esperienze riportate in questo numero di Agrimpresa – l’Appennino evidenzia grande vitalità e c’è pure interesse da parte degli imprenditori nel valutare ed esplorare nuove opportunità. Spesso sono un connubio di più attività che, se ben composte, portano a risultati imprenditoriali – ed economici – eccellenti.

Istituzioni e cittadini lo hanno capito: le prime investono con opere per tamponare le criticità, mentre chi fruisce della montagna ne apprezza le caratteristiche ambientali e paesaggistiche. La pausa di riflessione indotta dalla pandemia ha dato un impulso alla riscoperta di territori a portata di mano, ma sempre snobbati. Ora è diverso, si contano più turisti interessati ad escursioni in contesti piacevoli e alla scoperta di tesori gastronomici dove le imprese agricole e gli agriturismi sono un elemento di attrazione importante. È sicuramente un volano che dà energia.

Poi c’è chi si trasferisce in montagna per una scelta di vita, coniugandola con un lavoro, magari valorizzando una attività o una residenza di famiglia abbandonata. Serve anche questo per mantenere vivo l’Appennino.
L’indagine Ipsos che riportiamo nelle pagine del giornale conferma che c’è attenzione per questi luoghi, una percezione che si è radicata anche alla luce dei mutamenti climatici: vivere al di sopra di 500 metri migliora la qualità della vita.

C’è molto da fare, e soprattutto gli interventi per contenere il degrado non devono concretizzarsi a disastro avvenuto, ma le opere di prevenzione devono essere costanti, nella consapevolezza che le risorse sono sempre più esigue. Va sottolineato, tuttavia, che l’attenzione da parte di Regione ed Enti di bonifica è costante, anche nell’investire risorse a tutela di un patrimonio di cui beneficiamo tutti quanti.

Da poche settimane, poi, hanno avuto inizio interventi per la prevenzione degli incendi boschivi nelle aree appenniniche. Per l’Emilia Romagna si tratta di 2,2 milioni di euro per attivare sistemi per prevenire ed agevolare lo spegnimento dei roghi: anche questo impegno serve per non spegnere la montagna.

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