Luca Soliani
REGGIO EMILIA – “Piogge e allagamenti rendono molto critica la situazione delle semine autunnali”. Parole di Valeria Villani, imprenditrice cerealicola e vicepresidente Cia Reggio Emilia, che fa il punto in un momento in cui su tutta la regione si susseguono perturbazioni che portano copiose precipitazioni che provocano anche lo straripamento di canali e la rottura di argini. “A causa dei campi allagati – entra nel dettaglio – non si rispetterà il piano della semina del grano. E già adesso si può prospettare una riduzione drastica del cereale tenero e duro sull’intero territorio regionale”.
Il problema riguarda tutti gli imprenditori agricoli del settore. Ed è un grave problema “anche per chi si è avvicinato alle tecniche di agricoltura sostenibile con le minime lavorazioni: i terreni in queste condizioni sono molto difficili da coltivare con le nuove metodologie”.
Ma non è finita: “I problemi si trascineranno a lungo. Le piogge e le alluvioni stanno impedendo la lavorazione dei terreni, la loro preparazione che abitualmente si fa in questo periodo, non si sta effettuando e neppure è possibile prevedere quando si potrà”. Una questione importante riguarda i terreni argillosi: “Se non vengono lavorati in autunno, poi sono difficilmente lavorabili in primavera. E questo causerà un calo della produzione”. Villani traccia poi un bilancio della raccolta del mais: “Le produzioni sono state altalenanti. A causa infatti, ancora una volta, delle abbondanti piogge della scorsa primavera alcune produzioni sono state seminate in ritardo per le condizioni del terreno. Il risultato finale è che, mentre il mais seminato nel momento giusto ha dato buone quantità, quello seminato in ritardo ha dato rese scadenti”.
Il mercato, poi, certo non aiuta. Il prezzo oscilla infatti tra i 20 e i 22 euro al quintale: “Questo penalizza fortemente il nostro settore. E lo penalizza a tal punto che gli agricoltori smettono di seminare mais. Basta guarda i dati: negli ultimi anni, le semine sono crollate e questo mette a rischio persino il sostentamento delle nostre filiere Dop, che sono l’eccellenza dell’agroalimentare italiano”.
A ciò, si aggiunge poi il fatto “che nel nostro Paese vengono importati dall’estero prodotti qualitativamente molto scadenti rispetto ai nostri e a prezzi stracciati. E questo non fa che aggravare una situazione di per sé già molto pesante”.