Lucia Betti ed Emer Sani
Quantità e alta qualità delle bacche sembrano caratterizzare la campagna di quest’anno
Le interviste che seguono ci accompagnano in un viaggio dal riminese al ravennate per un’anteprima sulle aspettative relative all’olio romagnolo annata 2024, dopo un 2023 da dimenticare.
“Con la siccità il peduncolo non è stato dietro alla crescita del frutto, per questo a inizio ottobre ha iniziato a cadere – spiega Mirco Meluzzi, dell’azienda agricola Gianluca Meluzzi di Verucchio -, d’altra parte però la mancanza di pioggia e le alte temperature hanno fatto sì che la mosca non sia riuscita a proliferare”. L’annata olearia quindi promette bene. “Anche se le rese sono basse a causa della raccolta che viene sempre più anticipata – prosegue Meluzzi -, la tendenza degli ultimi anni è di ottenere il massimo dei polifenoli e dei profumi. Nella prima settimana di ottobre abbiamo fatto una prova e la resa in olio era di circa il 7%, quando quella ottimale è tra l’11% e il 12%. La campagna è forzata, esasperando l’anticipo della raccolta, l’oliva non è pronta. La ricerca della qualità – aggiunge Meluzzi – non è sbagliata, ma un rapporto ottimale tra resa e qualità si ha attorno al 20 ottobre”. Sul fronte dei prezzi, “non penso possano diminuire sensibilmente, infatti, l’aumento di quantità è isolato alla Romagna, a livello Italia si registra un meno 30 per cento”.
Conferma la buona annata Gualtiero Frontali, dell’omonima azienda che in 12 ettari sui colli di Rimini, a San Lorenzo a Monte a 100 metri di altitudine sul mare, coltiva 5.000 olivi. “Nel nostro podere il prodotto è sano e la quantità sugli alberi c’è – spiega -. La qualità per quanto ci riguarda sarà sicuramente superiore agli ultimi 2 anni, in alcune zone dell’entroterra le piante sono ancora più cariche di frutto, quindi la produzione potrebbe anche essere ulteriormente maggiore”. Per quel che riguarda le proprietà organolettiche, “l’olio quest’anno dovrebbe essere più erbaceo e fresco”. I prezzi, conclude Frontali, “sicuramente un po’ caleranno, non più di tanto in quanto non ci sono scorte di prodotto vecchio. Noi manterremo i prezzi dell’anno scorso. E spiego il motivo: è per non creare troppi sbalzi da un’annata all’altra e mantenere i prezzi uniformi”.
Buone le previsioni anche spostandoci dalla zona riminese a quella ravennate del nostro Appennino, nell’Alta Valle del Senio. Alex Santandrea, dell’Azienda Agricola Prata a Casola Valsenio (RA), coltiva circa mille piante di olivo, oltre ad albicocchi, peschi e viti. Alex, che rappresenta la terza generazione, da 15 anni si dedica esclusivamente alla gestione dell’azienda di famiglia. Quest’anno, ci racconta, la quantità di olive è abbondante. La resa in olio al 12 ottobre è ancora bassa a causa delle piogge di settembre. Tuttavia, dovrebbero esserci anche belle giornate che potrebbero portare a risultati migliori. Le olive sono sane: niente mosca olearia. La filiera corta è di casa. L’Azienda Prata è dotata, infatti, di un frantoio a ciclo continuo ad alta tecnologia, che garantisce ulteriormente la qualità dell’olio prodotto. Oltre a produrre autonomamente la propria linea di olio extravergine d’oliva, l’azienda offre il servizio di molitura anche per conto terzi, agricoltori e privati.
Trasferendoci nella Valle del Lamone, incontriamo Franco Spada, presidente onorario del Consorzio Olio Dop Brisighella: ci presenta come sta andando nel territorio provinciale di Ravenna la campagna olivicola e olearia, che terminerà intorno al 20 novembre per la Dop mentre per le altre potrebbe proseguire fino a inizio dicembre, ma molto dipende anche dalla disponibilità o meno di manodopera. Inoltre, in collina, resta tuttora difficile la situazione sul fronte delle frane con alberi di ulivo ancora pieni in certe zone che sono inaccessibili. Gli eventi estremi di settembre e ottobre portano nuove complicazioni.
I frantoi sono aperti dal 3 ottobre, la raccolta è iniziata il 7 e sta procedendo un po’ lentamente in quanto nonostante le olive sembrassero mature, le rese in olio si sono rivelate basse, intorno all’8-9%, a causa delle abbondanti piogge di settembre. Il calendario di raccolta, oltre che un po’ anticipato, vede una successione temporale delle varietà diversa: la Dop “Nostrana” è in raccolta prima rispetto alle varietà toscane Leccino e Frantoio, quest’anno più indietro nella maturazione. In ogni caso, tutte le varietà promettono bene. “Il 2023 è stato talmente pessimo che non può essere considerato a fini statistici – afferma Spada – In termini di quantità di olive la produzione sarà in linea o leggermente superiore al 2022, mentre la resa in olio potrebbe risultare leggermente inferiore, difficilmente supererà il 12%”.
Spada esprime ottimismo: “la produzione è finalmente abbondante, le olive sono di ottima qualità, non ci sono stati problemi di mosca olearia né di altri parassiti. L’olio sin qui prodotto è ottimo, con un colore verde brillante e all’assaggio è armonico (16 ottobre, ndr)”.
Il mercato dovrebbe andare abbastanza bene. I prezzi sembrano avere una certa stabilità, con probabili lievi ribassi dai 17 euro al litro dell’anno scorso ai 16 di quest’anno. Su questo andamento influisce la situazione generale della produzione in Italia, che vede le regioni del Sud maggiormente vocate fare i conti con una drammatica siccità e con una riduzione della produzione di oltre la metà.