Marzo 2017
Giorgia Gianni
SAN LORENZO IN CORREGGIANO (Rimini) – L’aokubi daikon è un ravanello che sembra una grossa carota bianca e viene dal Giappone, così come la mizuna, la “senape giapponese” che invece assomiglia alla nostra rucola. Poi c’è il pak choi, il cavolo cinese dalla forma di una bietola.
Mentre arriva dall’Africa l’okra, o gombo, un baccello della famiglia delle malvacee. È invece originaria dell’America del sud la batata, detta anche patata dolce o americana.
Complice la diffusione sempre maggiore di stili di vita e alimentazione come il macrobiotico e il vegano, si sta sviluppando anche nel nostro territorio la coltivazione di piante e ortaggi “etnici” che trovano ottima applicazione in cucina. Andrea Fabbri, fondatore dell’azienda agricola “Podere Roccolo” nella fascia precollinare di San Lorenzo in Correggiano a Rimini, sta sperimentando da qualche tempo queste colture con una certa soddisfazione.
“Le ho conosciute grazie a mia moglie, appassionata di macro – racconta Fabbri -. Le abbiamo introdotte inizialmente in via sperimentale, anche perché non è semplicissimo coltivarle. Siamo molto attenti alla stagionalità: alcune varietà qui nella nostra zona riescono a crescere bene solo in certi periodi dell’anno. Colture che abbiamo fatto crescere facilmente in primavera, ad esempio, in autunno non sono venute altrettanto bene”.
Podere Roccolo fa vendita diretta e le varietà esotiche sono particolarmente ricercate da chi ama la cucina naturale.
“Restiamo su piccole produzioni, ma la gente sembra apprezzarle molto, ama le novità. Il daikon ad esempio è eccezionale. Il prossimo mese ci arrivano il cavolo e la mizuna. Lo scorso anno abbiamo provato la batata (che non è propriamente un tubero), particolarmente apprezzata dai macrobiotici, ma è ancora difficile reperire le piantine. Quest’anno comunque ritentiamo. Abbiamo da parte anche i semi di okra, che avevamo già coltivato negli scorsi anni e che vorremmo riprendere”.
L’ortofrutta etnica resta ancora un mercato di nicchia nel riminese. Anche se nel nostro Paese sempre più produttori di nazionalità italiana hanno iniziato a coltivare ortaggi etnici, per rispondere alle esigenze dei nuovi concittadini (prevalentemente coriandolo, okra, pak choi), i numerosi negozi di alimentari stranieri sorti a Rimini si riforniscono ancora di prodotti dei paesi di origine, principalmente attraverso grossisti. Dall’oriente arrivarono in origine anche piante esotiche che trovano impiego nell’uso non alimentare, bensì tintorio, come robbia, reseda, guado. Nel territorio riminese era stata avviata una sperimentazione innovativa da parte di un giovane coltivatore, ma al momento è interrotta.
Risulta purtroppo troppo bassa la redditività economica di queste colture per una piccola azienda, in rapporto agli investimenti richiesti per la lavorazione della terra e la preparazione della pianta.