Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna
Stessi luoghi, stesse aziende, medesimi danni: questo ha provocato – e sta provocando – l’intensità delle piogge che sta mettendo a dura prova il territorio emiliano romagnolo. L’agricoltura è ancora sott’acqua e quel che più colpisce è che sono le stesse aree coinvolte dall’alluvione del 2023, laddove erano state ripristinate le numerose criticità nei campi, ora occorre ricominciare da capo.
Partendo dall’Emilia, nel bolognese il fiume Idice ha rotto poco più a valle rispetto al maggio 2023 dove i lavori di ripristino sono tuttora in atto. L’area allagata in destra del fiume è la stessa già interessata nello scorso anno, in particolare nella zona di Selva Malvezzi.
Il torrente Quaderna è esondato nella sponda destra provocando allagamenti in zona Fiorentina e Sant’Antonio. Anche il Sillaro ha rotto nella sponda sinistra nella zona di Castel Guelfo.
L’Appennino bolognese ed alcuni territori di Imola non sono rimasti indenni perché sono stati segnalati smottamenti e aree allagate. Pure in Romagna la situazione è tragica e sta vivendo un dejavù con centri abitati come Cotignola, Bagnacavallo, Forlì, Faenza in situazioni di criticità dove anche il Fiume Montone è straripato di nuovo.
I ripristini che erano stati portati a termine in molti casi sono da rifare con perdite ingenti di danaro e produzioni per il prossimo anno, senza contare il danno sulle colture ancora in atto, come barbabietole da zucchero e pomodoro da industria. Insomma, anche questa è un’annata da dimenticare, le imprese agricole chiedono di poter lavorare e i loro terreni non devono essere trattati come ‘casse di espansione’, che non lo sono, ma vanno risarciti adeguatamente.
Saremo di supporto agli agricoltori ed esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni alluvionate con l’augurio che i lavori di ricostruzione continuino e che portino ad un lavoro di potenziamento delle opere già avviate.