Meno raccolto e pochi turisti incidono sulla commercializzazione

Erika Angelini
FERRARA – I produttori di fragole del territorio stanno vivendo, per il secondo anno consecutivo, uno stallo distributivo del prodotto coltivato in serra, il primo ad arrivare sui mercati insieme a quello del Sud. Il problema riguarda soprattutto i piccoli-medi frutticoltori che conferiscono a mercati ortofrutticoli come quello di Lusia (Rovigo) o si sono creati degli sbocchi commerciali diretti, rifornendo gli hotel della zona termale delle Terme Euganee. Per loro questa seconda primavera di chiusure significa vendere il prodotto “sottocosto”, come spiega Oleg Andreatti, produttore di Ferrara.
“Sono consapevole che da più di un anno stiamo vivendo una situazione straordinaria dal punto di vista economico e sociale, ma non so se i produttori di fragole riusciranno ad affrontare e superate indenni un’altra annata caratterizzata da sbocchi commerciali limitati e di possibili cali produttivi del prodotto in pieno campo, a causa delle gelate di inizio aprile.
Oleg Andreatti, produttore di Ferrara, fa il punto sull’andamento del prodotto in serra e sulle previsioni della raccolta in pieno campo
Ho 29 anni, sono un grafico pubblicitario che ha deciso, appena tre anni fa, di ritornare al lavoro tanto amato da mio nonno e coltivare principalmente fragole e meloni: attualmente ho cinque serre in produzione e coltivo anche a pieno campo. Sono contento della mia scelta, ma si può dire che metà della mia carriera in agricoltura è stata caratterizzata dalla pandemia. In ogni caso, non mi scoraggio e continuo a cercare di ottenere il massimo, occupandomi anche della distribuzione diretta del prodotto.
In questa fase produttiva, di circa metà aprile, la situazione è abbastanza complicata perché le serre sono in piena produzione, la qualità delle fragole è buona e ci sarebbero tutti i presupposti per aggredire il mercato. I produttori di fragole più piccoli, che sono moltissimi sul territorio, per avere un margine di guadagno dovrebbero vendere una cassetta di 4 kg ad almeno a 5 euro, mentre per avere un buon margine di euro ne servirebbero 7. Prezzi quasi impossibili da ottenere nei principali mercati dove è difficile superare i 3 euro, una quotazione che non consente di coprire i costi produttivi di manodopera, imballaggio, spedizione e gestione degli oneri aziendali.
Personalmente poi, mi ero creato un pacchetto di clienti diretti, due grandi hotel ad Abano Terme, che rifornivo settimanalmente perché ad aprile sono frequentati da turisti tedeschi. Turisti che non sono arrivati e che forse non arriveranno nemmeno a maggio, quando inizierà la produzione in pieno campo. Peraltro, anche in questo caso, c’è un’incognita produttiva: quanto sarà esteso il danno provocato dalle gelate della prima settimana di aprile?
Nelle varietà in piena fioritura sono stati “bruciati” dal gelo almeno due o tre fiori a pianta, ma riusciremo a capire solo in fase di raccolta se questo inciderà, e in che misura, sulle quantità prodotte. Si potrebbe pensare che una scarsa disponibilità di prodotto faccia aumentare i prezzi, ma non è così semplice, perché bisogna considerare anche quella che io chiamo “incognita Candonga”.
La fragola prodotta in Basilicata è quella che spesso condiziona il mercato, anche se la sua sbandierata “top quality” non rispecchia spesso le aspettative del consumatore, e non perché sono di parte, ma è molto più dolce la nostra varietà Jolie. In ogni caso, se arrivano sui nostri mercati 200 camion pieni di Candonga il prezzo del nostro cala inesorabilmente.
Attualmente, l’unico modo che ho per avere un po’ di margine è la riduzione dei costi “esterni” che ottengo lavorando letteralmente dalla mattina con la raccolta fino la notte, con la distribuzione del prodotto ai miei clienti. So che è sostanzialmente “antieconomico” perché il mio lavoro deve essere remunerato meglio, ma è l’unico modo per attraversare questo periodo così complicato e sperare che l’economia agricola ritorni ad essere finalmente Covid-free”.