Luglio 2015
DALLA REDAZIONE – Anche per il melone crescono le superfici in coltura protetta e calano in pieno campo, mentre l’Italia è diventata primo produttore, superando l’anno scorso la Spagna. Il melone può considerarsi, a pieno titolo, una delle più importanti produzioni frutticole italiane. La coltivazione in serra rappresenta oltre l’85% della superficie totale coltivata a melone che raggiunge, secondo dati Cso, circa 23.000 ettari totali. La produzione supera le 500.000 tonnellate annue.
La prima regione produttiva è la Sicilia, dove nel 2014 risulta concentrato il 37% della superficie nazionale. Seguono a distanza la Lombardia con il 12%, la Puglia con l’8%, Veneto, Lazio ed Emilia Romagna con il 6% mentre Campania e Sardegna si aggiudicano il 5%. In ambito europeo le superfici investite a meloni risultano maggiormente concentrate in Spagna e in Italia ma i due paesi evidenziano andamenti diversi: le superfici investite in Spagna risultano in calo progressivo, tanto che, come detto, nel 2014 l’Italia per la prima volta è diventata primo produttore d’Europa.
L’export di melone è in forte crescita. Nel 2014 le esportazioni italiane hanno raggiunto le 30.000 tonnellate, il quantitativo più elevato degli ultimi cinque anni, con un aumento del 19% rispetto ai volumi già elevati registrati la stagione precedente.
Il melone è uno dei prodotti ortofrutticoli che ha registrato negli ultimi anni un maggiore incremento della produzione nazionale, passando dalle 187.000 tonnellate annue del 2000 alle 215.600 del 2014. Una tendenza che evidenzia la grande crescita qualitativa dell’offerta italiana.
Diverso l’andamento in Emilia Romagna dove (analogamente all’anguria) la superficie è scesa da 2.155 Ha (1996) a 1.356 Ha.
È una coltura piuttosto diffusa, ma aree produttive importanti si trovano principalmente nella bassa pianura modenese e ferrarese; alcuni comuni di queste due province rientrano anche nell’area tipica dell’ Igp Melone Mantovano, mentre nell’elenco regionale dei prodotti tradizionali troviamo il Melone tipico di San Matteo Decima (che ha anche un Cocomero tipico), comune del bolognese.
Il mercato quest’anno ha avuto un andamento altalenante, con i consumi a luglio favoriti dal caldo, che hanno coinciso però con la maggiore produzione. Passato il picco produttivo, le quotazioni hanno poi ripreso quota: a 1/1,10 euro per le varietà lisce, 60/80 centesimi per le retate.