Erika Angelini
A metà maggio è iniziata in Italia la campagna di raccolta del melone siciliano e delle angurie, sempre provenienti dal Sud Italia. Un inizio positivo perché le temperature estive registrate nel periodo hanno spinto la domanda e mantenuto i prezzi di mercato sostenuti, soprattutto rispetto al 2021, anche per la buona qualità generale dei prodotti.
Nonostante le premesse, è sicuramente presto per parlare di un trend completamente positivo perché a pesare sul rendimento di queste frutticole sono, come per tutti i prodotti agricoli, i costi di produzione, dai mezzi tecnici alle plastiche per il confezionamento.
In attesa di capire se c’è stato, come alcuni indicatori sembrano prevedere, un calo delle superfici investite nel 2022 soprattutto al Nord, dove la campagna inizierà a fine giugno, possiamo dire che nel 2020 e 2021 gli ettari investi a melone e cocomero sono rimasti abbastanza stabili, così come la produzione, e i cali si sono registrati solo in alcune regioni del Nord-Est, come l’Emilia Romagna. Nel 2020 la superficie di meloni in pieno campo è stata di 20.886 ettari complessivi per una produzione totale di 5.256.890 quintali; la superficie di cocomero di 11.047 ettari per una produzione di 5.683.267 quintali.
Nel 2021 i numeri seguono lo stesso trend: la superficie di melone si è attestata sui 20.703 ettari per una produzione di 5.224.414 mentre per il cocomero le superfici complessive italiane sono state di 10.906 per una produzione di 5.568.984.
In Emilia Romagna nel 2020 e 2021 si sono coltivati poco più di 1000 ettari di cocomero, la superficie è rimasta pressoché stabile negli ultimi 5 anni, e si sono prodotti nel 2020 quasi 470mila quintali e nel 2021 quasi 430mila con una contrazione della produzione a parità di superficie. In regione il calo di superficie più evidente c’è stato per il melone: un calo graduale che ha segnato il passaggio dai 1400-1550 ettari del triennio 2016-2018 ai 1300 del 2019 fino ai 1244 ettari del 2020 e a poco più di 1.100 ettari del 2021, quando c’è stata la contrazione più consistente, dovuta soprattutto alle difficoltà di coltivazione data dai cambiamenti climatici e dalle difficoltà di mercato. (Dati Istat e Regione Emilia Romagna).
Quest’anno i produttori sperano che il clima e il trend di consumi a livello nazionale spingano il prodotto e i prezzi, per arrivare a coprire almeno i costi di produzione. Le premesse ci sono, come spiega Elisa Macchi, direttrice di Cso Italy, “I dati sugli acquisti al dettaglio delle famiglie, che tengono, dunque, conto solo del consumo domestico, indicano una situazione positiva sia per le angurie che per i meloni. Per le angurie, nonostante un andamento altalenante, con oscillazioni da 190.000 tonnellate a oltre 215.000, il trend che si evidenzia negli ultimi sei anni è di sostanziale stabilità, su valori medi attorno a 167.000 tonnellate.
In particolare nel 2021, dopo un 2020 in cui gli acquisti di prodotto hanno subito un calo, attestandosi su circa 179.000 tonnellate, si è registrato un +18% di consumi sull’anno precedente. Anche per i meloni c’è stata una situazione di analoga alternanza ma, sempre facendo una media degli ultimi sei anni, i consumi delle famiglie si sono attestati sempre al di sopra delle 200.000 tonnellate.
Questa sorta di stabilità complessiva è sicuramente un indicatore positivo, specie se si considera che negli ultimi anni l’ortofrutta, nel complesso, ha visto diminuire ogni anno gli acquisti da parte delle famiglie” (Dati Cso Italy/GfK Italia).