Il pieno potenziale delle donne in agricoltura si raggiunge con maggiori tutele

Luana-Tampieri

IMOLA – “Prima uscita” ufficiale di Luana Tampieri come neo presidente di Cia-Agricoltori Italiani Imola. L’imprenditrice ha partecipato all’incontro “Donne in agricoltura: potenzialità e criticità nel settore agricolo” organizzato nell’ambito dei work cafè all’ex Bar Bacchilega di Imola.

“In Italia il numero delle aziende condotto da donne è in aumento – ha detto Tampieri nel corso dell’incontro – ma, se guardiamo i dati della Camera di commercio di Bologna relativi al Circondario imolese, vediamo che le aziende condotte da donne sono diminuite: in dieci anni si sono perse 111 aziende, passando dalle 481 del 2011 alle 370 del 2021. Non è un dato che deve allarmare, peraltro le aziende associate Cia si attestano su un ottimo 26%, ma che deve far pensare nell’ottica delle nuove generazioni.

A frenare le donne, soprattutto quelle più giovani, è anche la mancanza di tutele, molto comuni nel settore delle partite Iva in generale, che vede assegni irrisori di maternità che non riescono a coprire i costi di un’altra persona, visto che il lavoro agricolo non si può certo fermare.

Luana Tampieri ha partecipato all’incontro “Donne in agricoltura: potenzialità e criticità del settore agricolo”

Poi ci sono le attività che si “pretendono” dalle donne come la cura della casa, dei figli o di un genitore anziano. Nonostante il cambiamento culturale nelle giovani coppie, il carico sulle spalle delle donne rimane ancora maggiore e allora diventa difficile essere innovative e portare nel “futuro” le aziende se il peso delle radici passate è così forte.

Per questo, serve uno scatto in avanti: un assegno di maternità più consistente, una maggiore disponibilità di asili nido nei territori e di centri estivi, solitamente il momento di maggiore attività in campagna. E se la scelta è quella di prendersi cura dei genitori anziani in casa, questo ruolo va riconosciuto con una forma di accompagnamento per la persona che se ne occupa attivamente.

Poi, naturalmente, occorre formazione, supporto all’imprenditoria femminile e, non ultimo, più spazio alle donne nei ruoli dirigenziali anche delle associazioni di categoria.”

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