Nella vendemmia c’è vino e turismo

Cristiano Fini
presidente di Cia-Agricoltori Italiani Emilia Romagna
La raccolta delle uve in Emilia Romagna è iniziata ed è a buon punto. L’annata si presenta buona sotto tutti i punti di vista: quello quantitativo, qualitativo e sanitario. Ciò è stato possibile grazie all’ottimo lavoro svolto dai viticoltori in campagna, i quali hanno dovuto fronteggiare parecchie avversità, causate principalmente dalle piogge di maggio e giugno. Non solo, la lotta per salvaguardare il prodotto ha riguardato anche alcune fitopatie causate da insetti patogeni (cocciniglia) che si sono ripresentati dopo anni di assenza dal panorama regionale e che hanno destato preoccupazione in particolar modo nel reggiano e nel modenese. La vendemmia porta anche ad alcune riflessioni, che riguardano le dinamiche dei mercati, le prospettive e le strategie future, in una regione come l’Emilia Romagna che deve credere sempre più nelle proprie potenzialità sui vini, sostenendo la qualità e diversificando la produzione.
E a proposito di diversificazione alcune risposte potrebbero arrivare dal biologico che a livello regionale è andato oltre ogni previsione in tutti i settori produttivi, incluso quello vitivinicolo. Le superfici vitate bio sono in aumento, e ciò è confermato dalle numerose richieste di conversione: ma anche le nuove autorizzazioni, grazie ad una corsia preferenziale per il biologico, dimostrano che c’è un forte interesse. Peraltro, sta crescendo una consapevolezza nel consumatore che ricerca sempre più un vino buono e salubre, tant’è che non solo nel mercato italiano, ma anche in quello estero sono in forte crescita le richieste di vino biologico. Il vino e le vigne inoltre sono elementi attrattivi per il turismo, che prospera sulla voglia di conoscenza dei prodotti territoriali di qualità. Mi riferisco non solo alle pregevoli caratteristiche dei vini ma anche al gradevole paesaggio che creano le vigne, oggetto di meta turistica per tanti appassionati.
Vigne e vini trasudano di storia, cultura e tradizioni che gli avventori vogliono conoscere ed approfondire, innescando così un circuito virtuoso che va a beneficio dei produttori, del turismo e degli agriturismi, luoghi che per definizione rappresentano un distillato del tessuto agricolo. Strutture che debbono dialogare per condividere progetti comuni di accoglienza e fare rete: un approccio, questo, da incentivare e sostenere.
Da poco si è conclusa l’edizione di ‘Calici di Stelle’, un evento promosso da Città del Vino e Movimento Turismo del Vino che ha visto la partecipazione di migliaia di persone in piazza, nei borghi e nelle cantine da nord a sud della Penisola.
L’enoturismo, strettamente legato a vignaioli e cantine, si colloca quindi al centro delle politiche di crescita locale. Riporto infine un dato significativo: secondo l’ultimo Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia, il XIV, a cura di Università di Salerno e Città del Vino, il giro di affari generato dagli ‘enoamanti’ vale oltre 2,5 miliardi di euro con 14 milioni di accessi enoturistici.