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Non disperdere le forze

Claudio Ferri

Claudio Ferri, direttore Agrimpresa

Chi ha un ricordo delle trascorse assemblee congressuali Cia, a partire dai primi anni del 2000, probabilmente troverà qualche analogia tra l’appuntamento nazionale svolto nel 2004 e il congresso recentemente celebrato a Roma, il 19 e 20 maggio scorsi.

Diciotto anni fa l’evento si svolse in un clima caldo, e non solo per il mese afoso (era il 28 luglio), ma per una competizione accesa tra due candidati: allora erano in corsa (a seguito del fine mandato di Massimo Pacetti) Giulio Fantuzzi, che a quel tempo era presidente regionale dell’Emilia Romagna, e Giuseppe Politi che già ricopriva l’incarico di vicepresidente vicario nazionale.

Il 2004 fu il primo anno in cui l’Emilia Romagna proponeva una propria candidatura e questa competizione fu molto sentita, partecipata, ma sempre rispettosa delle regole democratiche, osservate anche il 20 maggio scorso. Non ho un ricordo vivido del 2004, ma la pacatezza e l’armonia tra i due contendenti del recente congresso – la disputa è stata tra Cristiano Fini e Luca Brunelli, presidente uscente di Cia Toscana – mi piace definirla esemplare nei toni cordiali, mai sopra le righe. Insomma, mi è sembrato di cogliere un ‘gentlemen agreement’ non solo di facciata. Poi, in una competizione democratica, è più che legittimo suscitare tra i sostenitori un sano tifo.

Le urne hanno premiato Fini, al quale vanno anche le mie personali congratulazioni, che ha raccolto più consensi dal territorio nazionale, ma va riconosciuta anche la stima manifestata nei confronti di Brunelli.
Mi preme ricordare alcuni passaggi di una lettera inviata da Giuseppe Politi, prematuramente scomprso nel 2014, all’indomani della sua elezione a presidente ai componenti dell’Assemblea nazionale.

“… In questo delicato momento occorre coagulare le forze e far sì che le sfide che ci attendono possano essere affrontate con l’apporto di tutti noi che operiamo nella e per la Cia. Credo che la gestione dell’Organizzazione non possa essere soltanto nelle mani di un determinato numero di persone o, peggio ancora, di un presidente, imprigionato nel suo isolamento e incapace da solo di guidare il necessario cambiamento. Da noi non possono esserci maggioranze e minoranze costituite. La strategia da sviluppare deve essere condotta con grande collegialità, creando una solida interconnessione tra i diversi soggetti dell’intera Confederazione…”

Di grande attualità.

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