Massima allerta sulla peste suina

Fini Cristiano

Cristiano Fini, Presidente Cia Emilia Romagna

Un problema di ordine sanitario che rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp dal ‘Parma’ al ‘Modena’, fino al San Daniele, che rappresentano il fiore all’occhiello del Made in Italy”.

L’allarme peste suina africana (Psa) potrebbe avere un impatto devastante su un settore strategico dell’agricoltura, inficiando anni di lavoro dedicato alla qualità delle produzioni, alla sicurezza e al benessere degli animali. Nonostante la grande preoccupazione, va detto che le misure di bio-sicurezza degli allevamenti hanno standard molto elevati e che verranno ulteriormente rafforzate per tutelare le aziende zootecniche, a rischio di tracollo nella malaugurata ipotesi di focolai.

Malgrado non ci sia alcun caso di contaminazione della popolazione suina, Cia chiede alle istituzioni di mantenere alto il livello di allerta. Da anni la Confederazione si batte per ottenere un’efficace politica di contenimento degli ungulati, che danneggiano pesantemente le coltivazioni e invoca interventi specifici a difesa dalla proliferazione dei cinghiali, principale vettore di trasmissione della peste suina. Cia ha lanciato la proposta di una riforma urgente della legge 157/92 per fronteggiare seriamente il problema degli ungulati in Italia. La riforma conta su alcuni punti chiave: sostituire il concetto di “protezione” con quello di “corretta gestione”, parlando finalmente di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori; non delegare all’attività venatoria le azioni di controllo della fauna selvatica, ma prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario; rafforzare l’autotutela degli agricoltori e garantire il risarcimento integrale dei danni subiti.

Con l’allarme peste suina diventa forte l’esigenza di tracciare, e tenere sotto controllo, la situazione e mettere al riparo dai rischi gli allevamenti. È così che l’Ente produttori selvaggina ha lanciato l’applicazione «Wildlife management group», da utilizzare proprio per la segnalazione dei casi sospetti, un accorgimento che può aiutare gli allevatori e limitare il diffondersi dell’epidemia tra i cinghiali. La notifica, con la geolocalizzazione del ritrovamento, viene trasmessa in automatico agli organismi sanitari deputati al controllo e prevenzione.

Inoltre, da parte dell’agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) sono state rilanciate e promosse le tre fasi fondamentali per evitare la diffusione della peste suina, ovvero: rilevazione, prevenzione e segnalazione. In particolare, parlando di prevenzione, si guarda oltre il rinvenimento e lo smaltimento dei capi morti nelle “zone focolaio”, in favore di iniziative come, ad esempio, le White Zones, zone bianche di “abbattimento preventivo” radicale, come adottate in Estonia, Lettonia, Francia e Repubblica Ceca.

Rilevazione e segnalazione dei casi, così come gestione sanitaria e faunistica devono procedere ben allineate, incentivando un’azione sinergica, propria di una società organizzata dove agricoltori, cacciatori, turisti, escursionisti, trifolai, cercatori di funghi, frequentatori di boschi e istituzioni sono tutti potenziali fonti di informazioni e dati per contenere il diffondersi del virus.

Per scaricare l’app:

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