Nuovo Gal Valli del Marecchia e del Conca: una scommessa vinta

Marzo 2016

Francesca Magnoni

Nel mese di gennaio la Regione Emilia Romagna ha approvato la graduatoria dei Gruppi di Azione Locale, premiando il nuovo Gal Valli del Marecchia e del Conca con un finanziamento di oltre 9 milioni e mezzo di euro.

Il nuovo Gal, con 332 punti, si è aggiudicato un terzo posto sul filo di lana con solo 1 punto di distanza dal secondo classificato e 5 dal primo.

Le associazioni che da subito hanno affiancato Cia, che da sempre ha creduto al progetto, sono state l’Associazione Albergatori di Rimini e Unindustria, coinvolgendo poi tutti gli altri attori ammessi al bando, e credendo al valore di volano economico che un simile finanziamento avrebbe potuto significare per l’entroterra riminese: 19 comuni coinvolti per i prossimi sette anni.

Il nuovo Gal è una grande scommessa, vinta grazie ad un vero lavoro di coesione tra pubblico e privato, nell’ottica dello sviluppo innovativo della share economy.

È stato proprio su questo punto che la Regione ha premiato il progetto del Gal Valli del Marecchia e del Conca, perché le due strategie di “cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità” e “sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali”, si basano essenzialmente sull’idea di condividere investimenti e prospettive tra i vari attori che ora parteciperanno ai progetti sostenuti dal nuovo organismo. Si parla anche di agricoltura sociale, ovvero un progetto di sviluppo legato ad una azienda agricola ha ricadute su tutto il territorio circostante, perché dove c’è lavoro e investimenti, attorno sorgono servizi, funzionali allo sviluppo socio-economico per quella collettività.

I numeri l’agricoltura di Rimini li ha, commenta il presidente Cia di Rimini Lorenzo Falcioni: “Basti pensare – afferma – al valore che rappresenta su tutta la provincia: 2.431 imprese agricole con un valore della produzione lorda vendibile di quasi 100.500.000 euro, di cui il 70% proviene dalle produzioni vegetali, con in testa la coltivazione cerealicola, e il 30% da quelle animali. Di queste poi una quota consistente arriva proprio dall’Alta Valmarecchia e Val Conca”.

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