Olive, uno scivolone del 60% per quelle dell’Emilia Romagna

Alessandra Giovannini

“Il 2023 per la produzione di olive nel territorio dell’Emilia Romagna si preannuncia in fortissimo calo”, la situazione è critica anche nel comparto bolognese e “non sarà una delle migliori annate”.
Le affermazioni sono di Sabrina Paolizzi dell’Arpo, associazione regionale produttori olivicoli e di Ermanno Rocca, presidente della Rete Olio Extravergine Felsineo che riunisce dieci aziende olivicole di un territorio che si estende dalla città metropolitana di Bologna a sud della via Emilia, per un totale di superficie di 180 ha.

“Nonostante la buona fioritura presente in quasi tutto il territorio olivicolo regionale – prosegue Paolizzi -, l’allegagione è stata pessima a causa dell’andamento climatico che ha visto, nel periodo della fioritura/allegagione (fine maggio/inizio giugno), forti precipitazioni e sbalzi termici”. Nel complesso si calcola, un calo produttivo a livello regionale intorno al 60% rispetto alla scorsa campagna produttiva.

“La situazione meteorologica attuale – aggiunge Rocca – sta creando un appassimento delle drupe, proprio nel momento in cui dovrebbero ingrossarsi e creare l’aumento dei lipidi all’interno della polpa (inolizione). Se non ci saranno piogge imminenti si rischia il distacco dei frutti con forti riduzioni del raccolto”.

E c’è anche il problema della mosca olearia. “La scarsa carica di olive – prosegue il tecnico dell’Arpo -, ha reso la situazione complicata anche sul versante mosca olearia in tutta la regione. Infatti, quando, come in questa annata, la carica delle olive è scarsa, l’incidenza di attacco da parte di questi fitofago risulta più facilmente elevato. Inoltre, le temperature invernali piuttosto miti hanno permesso la sopravvivenza di gran parte delle forme svernanti della mosca.
Pertanto, già a fine giugno i monitoraggi condotti da Arpo sulla presenza della mosca olearia hanno subito rilevato forte presenza degli adulti di mosca nelle trappole a feromoni.
Le elevate temperature estive hanno solo in parte causato la mortalità delle forme larvali nella prima generazione del fitofago, ma in alcuni casi si è dovuto intervenire con trattamenti larvicidi già nel mese di luglio.
Dalla fine di agosto in poi, l’infestazione da mosca è stata molto più intensa su quasi tutto il territorio regionale. In questo contesto il metodo di produzione biologica, sempre più utilizzato con l’incremento anche per l’utilizzo di esche avvelenate e repellenti, talvolta ha stentato a contenere gli attacchi di mosca olearia”.

In questa situazione, quali sono le aspettative? “Per rese in olio – conclude Paolizzi – sono attese nella media, la qualità sarà elevata nei casi in cui sia stata condotta una meticolosa difesa dalla mosca olearia e se si procederà con una raccolta precoce per limitare i danni causati da tale fitofago. La raccolta è inizia i primi di ottobre e procederà fin verso il 20 novembre”.

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