Ottime notizie per le castagne e i marroni dell’Emilia Romagna

Alessandra Giovannini

Buone notizie, anzi ottime per le castagne e i Marroni dell’Emilia Romagna, una regione con una superficie castanicola coltivata di poco superiore ai 2.500 ettari, quasi interamente dedita alla produzione di marroni di qualità elevata. 

A testimoniare l’andamento positivo tante voci. Cominciamo da quella di Renzo Panzacchi, presidente dell’Associazione dei Castanicoltori dell’Emilia Romagna che prevede “un raccolto di castagne di almeno il 15% in più rispetto allo scorso anno, e ricordiamoci che quella del 2024 è stata una stagione positiva. Le chiome sono cariche di ricci e sono ben distribuiti, questo vuol dire un calibro medio-grande. Insomma, le premesse sono buone vedremo cosa succederà a inizio raccolta, direi verso il 6-8 ottobre”. 

Molto ottimista anche Giuliano Monti, presidente del Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio. “Possiamo proprio dire che questo è l’anno dei marroni, non succedeva dal 2010. I ricci sono belli, la stagione è bella, speriamo solo in un po’ di fresco in più e di qualche goccia di pioggia, ma capisco che chiediamo troppo. La presenza della vespa cinese si è molto ridimensionata ma sappiamo benissimo che non sparirà del tutto per questioni biologiche e certo non dobbiamo favorire la sua presenza bruciando, come alcuni produttori fanno ancora, le galle secche, che sono attaccate ai rametti secchi del castagno e che nel 90% dei casi contengono il suo antagonista, il Torymus sinesi. Inoltre, bruciando ramaglie, foglie e ricci che derivano dalla pulizia del sottobosco non facciamo altro che impoverire il terreno di sostanza organica”. 

Sicuramente, come insegnano i castanicoltori, sarebbe meglio pulire sotto l’albero con il rastrello, piuttosto che con il soffione per raccogliere il prodotto, poi rimettere se non tutto, almeno una parte di ciò che si è spostato, in questo modo rimangono le sostanze organiche che fanno bene all’albero e alla terra. 

La raccolta anche per il Marrone Igp di Castel del Rio inizierà il 4 o 5 ottobre. “I ricci sono proprio belli e grossi – dice ancora Monti -. Stanno facendo la croce e questo vuol dire che dentro ci sono frutti grossi, magari anche tre, il massimo che il riccio può ospitare. Insomma, i segnali sono tutti buoni”. Buone notizie anche dal fronte della viabilità dopo i disastri delle varie alluvioni. “Ogni produttore – prosegue il presidente del Consorzio – ha sistemato la viabilità come poteva, solo qualche appezzamento è stato lasciato indietro, si tratta per lo più di persone anziane che magari non hanno nessun parente che li può aiutare e lasciano perdere. Il problema c’era e, in parte, c’è ancora ma si è lavorato tanto, almeno per due anni, anzi ha lavorato tanto un escavatore che è stato utilizzato nei terreni in forte pendenza e soprannominato “ragno” che ha portato via tutto quello che non serviva nel castagneto. Il macchinario è arrivato dal Trentino grazie a Domenico Franceschelli, un produttore di Castel del Rio, e poi ha visitato gli altri castanicoltori della zona”. La tecnologia al servizio del marrone. “Mi hanno parlato anche di un robot per pulire i castagneti. Il mondo va avanti”. 

Di marroni abbiamo parlato anche con Monia Rontini (nella foto), che, insieme al padre Sergio, nell’azienda Il Regno del marrone di Castel Del Rio coltiva un castagneto di 40 ettari appartenente alla famiglia da oltre cent’anni ed è vicepresidente del Consorzio. 

“Ci sarà un buon quantitativo di prodotto, siamo molto ottimisti. E siamo contenti perché i Marroni Igp di Castel del Rio fanno bene anche al territorio. Grazie alla presenza nelle fiere specializzate con l’impegno della Regione per i prodotti di eccellenza, come il marrone di Castel Del Rio Igp, ci sono sempre più persone interessate a questo prodotto, questo ci fa molto piacere anche perché se ne vantaggia il turismo che nella vallata del Santerno, e in particolare a Castel del Rio, è aumentato. Sempre più le presenze al fiume di persone che poi incuriosite vengono a visitare anche i castagneti per conoscere il processo del marrone e chiedono anche piatti della cucina dove può essere utilizzato il frutto della nostra collina. Sono interessati molto dai sapori antichi di una volta e scoprono, riscoprono, le tagliatelle e i biscotti fatti con la farina di marroni”. Un prodotto che viene sempre più apprezzato e valorizzato. A giugno di quest’anno, infatti, è stato depositato il marchio Marrone dell’Appennino Romagnolo mentre è nato nell’ottobre del 2024 il marchio Marrone dell’Appennino Emiliano.

Articoli correlati

WhatsApp chat

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella privacy policy. Clicca ok per proseguire la navigazione e acconsentire all’uso dei cookie.