Pignoletto, entra in vigore la Doc Emilia Romagna 

Claudio Ferri

A pochi giorni dalla chiusura di Vinitaly, due le ‘certezze’ che mi pare siano avvalorate dagli attori della filiera: il crescente interesse di buyer esteri verso i calici ‘made in Italy’ da un lato, ma un mercato dei vini che non sembra tenere il passo dell’entusiasmo manifestato dagli avventori della rassegna veronese. Sul settore pesano il calo dei consumi, accentuato anche dai conflitti in atto, e un’offerta di vino mondiale che sicuramente non fluidifica i mercati. 

Cambiano pure le tendenze dei wine lovers (adesso si dice così) che si rivolgono a vini con gradazioni alcoliche più basse: l’alcoltest spaventa e inibisce, a ragione, chi si mette alla guida. Le bollicine ormai sono proposte da numerose cantine che rincorrono gli estimatori di frizzanti e spumanti, anche realtà importanti la cui tradizione enoica non contemplava questo metodo di vinificazione. 

Poi c’è il grande tema della contraffazione in cui il settore non ne rimane indenne. 

Non mancano le iniziative che la vogliono contrastare, a partire da una introdotta dal Consorzio Tutela Vini Emilia: è, infatti, del 22 aprile scorso un provvedimento votato a larga maggioranza dall’Assemblea dell’organismo di tutela che ha sancito l’introduzione del contrassegno fornito dal Poligrafico dello Stato sulle bottiglie, come previsto dal decreto ministeriale 19 dicembre 2023. Si parla di milioni di bottiglie che nella Penisola e all’estero saranno più tutelate. Maggior tracciabilità dei vini Emilia Igt, quindi, tra cui il Lambrusco. Non solo.

Dalla prossima campagna entrerà in vigore anche la Doc Emilia Romagna con tipologia Pignoletto: il brand della Regione è dedicato al nome del bianco frizzante perché, dicono al Consorzio, il Pignoletto unisce l’Emilia e la Romagna in ambito vitivinicolo. La decisione è del 25 di marzo, tant’è che nel padiglione dell’Emilia Romagna a Vinitaly (più spoglio rispetto agli anni scorsi) non c’è stato il tempo necessario per cambiare la grafica. Il Consorzio ha quindi mutato denominazione che omette il nome Pignoletto chiamandosi ora Consorzio Emilia Romagna. Ci sarà un breve periodo transitorio in cui si sovrapporranno Doc Pignoletto e Denominazione Emilia Romagna, assicurano al Consorzio, ma a partire dagli imbottigliamenti del 2025 la situazione sarà chiara e dovrebbe essere più facile uscire dai confini nazionali con un marchio affermato e conosciuto. Per i viticoltori ancora buone notizie perché è scattato un bando regionale con aiuti per l’estirpo e il reimpianto, alla luce anche dei danni provocati dalla flavescenza dorata.  

Gli approfondimenti della rassegna fieristica hanno confermato una crescita nelle vendite nazionali di vino biologico come anche l’incremento delle superfici vitate, un comparto che sembra mantenere un trend positivo.

Infine, ma non per importanza, c’è molta attenzione dei grandi gruppi vitivinicoli al prodotto dealcolato: la normativa nazionale rallenta la crescita di questo segmento che potrebbe dare soddisfazioni perché si rivolge soprattutto a Paesi in cui è vietato il consumo di alcolici e che potrebbe esprimere volumi importanti.

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