Più interazione tra giovani imprese e ricerca per affrontare il futuro

Claudio Ferri

Quarantamila associati in tutta Italia: è un dato certo che snocciola Stefano Francia, presidente nazionale dell’Agia, l’associazione di imprenditori agricoli ‘under 40’ di Cia- Agricoltori Italiani

Non una stima, quindi, ma una ‘conta’ accurata che colloca l’associazione al secondo posto a livello nazionale: “siamo l’unica associazione giovanile che, per il momento, ha fatto una indagine tra i propri aderenti e che ha rilevato un dato numerico ufficiale”, sottolinea Francia.

I giovani, quindi anche Agia, sono rappresentati nell’organismo europeo Ceja (European Council of Young Farmers) che partecipa attivamente ai gruppi di dialogo civile, che si tengono nelle sedi della DG Agri, la Direzione Generale dell’Agricoltura con sede a Bruxelles, i quali forniscono pareri e consulenze su diverse tematiche direttamente alla Commissione Europea.

Oltre ai ragazzi che prendono le redini dell’azienda famigliare, quali altri profili si affacciano al mondo dell’agricoltura?

L’agricoltura sta interessando molto le giovani generazioni che provengono da esperienza diverse dal settore primario. Chi parte da zero però ha grandi difficoltà, per l’accesso al credito e al bene terra, ma abbiamo casi di importanti investimenti fatti da giovani ‘finanziati’ dai famigliari.

Quali sono i meccanismi di difesa delle giovani imprese in tempo di Covid

Innanzitutto abbiamo assistito a situazioni diversificate, ma quasi tutte con un denominatore comune, ovvero la contrazione delle vendite di che effettuava vendita diretta e uno stop delle imprese agrituristiche. Poi c’è la grande preoccupazione per i mercati futuri, ma voglia di ripartire è tanta. Si è sviluppato l’e-commerce, le vendite on-line e al contempo abbiamo registrato una grande partecipazione ad aule virtuali che hanno consentito di mantenere contatti e rapporti tra imprenditori, utili per lo scambio di idee e per dar vita a nuovi progetti.

Stefano Francia

Cosa serve adesso alle imprese?

Aiuti. Qualcosa si è mosso, come ad esempio la cambiale agraria proposta da Ismea, ma la preoccupazione maggiore rimane quella di non disporre di adeguati flussi finanziari. Nel caso di fattorie didattiche o agriturismi, l’imprenditore che aveva fatto investimenti o affidamento su determinati volumi d’affari, ora ha problemi nel fare bilancio perché sono dimezzate le presenze. Occorre anche intervenire in modo diretto, ed è un appello rivolto alle istituzioni, per sospendere i mutui per la prossima campagna per dare maggiore prospettiva ai giovani. La lamentela più ricorrente riguarda infatti la prospettiva di mercato, che manca.

Ci sono pensieri positivi?

Sì, c’è la consapevolezza che l’agricoltura è tornata centrale, quanto indispensabile. Più che mai un tema che è percepito dai consumatori e dalla opinione pubblica. Questo non significa che è stato raggiunto definitivamente un obiettivo, anzi occorre perseverare affinché questo sentimento non cada nell’oblio.

Cosa ha in mente Agia per i prossimi anni?

C’è in atto un forte impegno per collegare i bisogni dell’imprenditoria con il mondo dello studio, cioè consolidare relazioni con istituti di ricerca e università per mettere a fuoco i bisogni degli imprenditori, cosa serve in campagna e quali figure possono svolgere un ruolo per agricoltura. Per fare questo serve agire sulla scorta di dati certi che vanno raccolti ed elaborati e che devono rimanere a disposizione delle imprese.

Ad esempio?

Nella meccanizzazione e nel mettere a punto macchine e tecnologia per l’agricoltura è importante la collaborazione tra agricoltori-utilizzatori, che manifestano l’esigenza di dispositivi, con imprese e artigiani costruttori: disporre di dati e di informazioni accelera i tempi realizzativi, ma soprattutto centra l’obiettivo. Serve poi una formazione continua per i giovani, strategica e fondamentale a livello nazionale, realizzata non solo venditori e costruttori di mezzi tecnici, ma imparziale e capace di sensibilizzare gli agricoltori: un reale cambiamento in agricoltura parte con la formazione sul prodotto.

Il tema del ricambio generazionale è ricorrente: qualche proposta?

Sicuramente servono linee di credito dedicate ai giovani che intendono dare continuità alle imprese. Quasi sempre subentrare ad una azienda, anche se di famiglia, occorre investire per dar spazio alla imprenditorialità dei giovani mentre la mancanza di liquidità impedisce il rinnovamento. Quindi proposte ‘tailor made’ per gli under 40’ e soprattutto agire sulle filiere – ma questa è una necessità che serve a tutto l’universo produttivo agricolo – affinché diano soddisfazione economica, condizione necessaria per ancorare i giovani produttori alla terra.

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