Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna
Tra i principali obiettivi della nuova Politica agricola comunitaria, come ormai è noto, c’è un’attenzione particolare all’ambiente, con ’suggerimenti’ ad utilizzare terreni non solo per la produzione di derrate alimentari, ma un impiego per assicurare un ambiente ed un paesaggio gradevole e contenitore di biodiversità.
Gli imprenditori assolvono a questi impegni, pur sottolineando che i terreni produttivi debbono mantenere questa destinazione, e comunque non lasciare spazio ad incolti ‘retribuiti’. La stessa Unione europea specifica che “I terreni agricoli dell’Ue contengono l’equivalente di 51 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra nettamente superiore alle emissioni annuali di gas a effetto serra dei Paesi membri”, dove l’obiettivo chiave è favorire lo sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali come l’acqua, il suolo e l’aria, anche attraverso la riduzione della dipendenza chimica.
La Regione Emilia Romagna, in linea con questi principi, ha emanato un bando per sostenere lo sviluppo e la permanenza degli impianti di imboschimento e di sistemi agroforestali realizzati su superfici agricole e mettendo a disposizione un plafond di 2 milioni e 800mila euro in 4 anni con l’obiettivo di perseguire gli obiettivi per i miglioramenti ambientali, un provvedimento che rientra nella nuova programmazione della Politica agricola comunitaria.
Nel dettaglio il bando prevede un premio annuale pari a 500 euro ad ettaro per gli agricoltori che decidono di prolungare il periodo di mantenimento di impianti di imboschimento naturali realizzati su terreno agricolo e non.
Inoltre, le misure regionali – che prevedono il ritiro ventennale dei seminativi dalla produzione ed il sostegno di ulteriori dieci anni per il mantenimento degli imboschimenti – non rappresentano una minaccia per la produzione agricola della nostra regione. Le superfici interessate coinvolgono solo lo 0,01% della Sau regionale e riguardano esclusivamente quelle realtà che avevano già aderito in passato a misure analoghe (faccio riferimento al Regolamento Cee 2080/92). Ciò implica che non vi sia nessun aumento di superfici sottratte alla produzione agricola, ma solo una situazione di continuità con impegni e misure già previsti dalle scorse programmazioni.
C’è da dire che la maggior parte dei terreni coinvolti è situato in zone marginali non vocate alla produzione agricola ma strategiche per essere convertite a ricoprire una funzione ecosistemica. Ad esempio i prati umidi che possono contribuire alla ricarica delle falde acquifere o i terreni situati vicino ai corsi d’acqua che rischiano di inondarsi al verificarsi di eventi alluvionali. Pertanto, in un’ottica in cui la nuova Pac impone una percentuale del 4% di superfici da sottrarre alle colture, questi bandi impediscono il ritiro dalla produzione dei terreni fertili garantendo lo sviluppo dell’attività produttiva ma contestualmente consentono agli agricoltori di perseguire gli obbiettivi ambientali e climatici previsti dal Piano strategico della Pac.