Claudio Ferri, direttore Agrimpresa
BOLOGNA – È un periodo critico quello che stiamo attraversando, dal punto di vista politico e sociale. Lo rileva con rammarico Pierino Liverani, presidente dell’Anp Cia dell’Emilia Romagna e vicepresidente della Confederazione nazionale, che denuncia “turbamenti nei comuni valori e nelle coscienze, di noi genitori, nonni e bisnonni”.
Da dove deriva questa preoccupazione presidente?
Mi riferisco alle guerre in atto, sia nel mondo e soprattutto quelle alle porte di casa nostra: Ucraina, Medio Oriente, dove i morti hanno raggiunto numeri raccapriccianti. Poi i migranti che perdono la vita nell’Adriatico. Abbiamo vissuto inoltre col fiato sospeso tutta la vicenda Covid, non si arrestano la violenza sulle donne e le morti sul lavoro, le ingiustizie sociali proliferano ogni giorno. Queste sono le contraddizioni di un mondo che avevamo combattuto da giovani.
La vostra attività si concentra su queste tematiche?
Come Anp Cia continuiamo come sempre le nostre attività, cerchiamo di sollecitare e di portare avanti rivendicazioni come la Sanità pubblica per tutti, che oggi è tremendamente a rischio, il valore infinito della salute, i servizi sociali, le pensioni inique, i territori interni, la salvaguardia del territorio, dell’ambiente. Quando parliamo di salute pensiamo al benessere della persona, soprattutto degli anziani.
Sosteniamo da sempre che si devono attivare tutte quelle attenzioni che ci permettono di rimanere il più possibile in attività e in salute o, ancor meglio, tornare al più presto in salute con una pronta guarigione quando si è stati colpiti da una destabilizzante malattia.
Quindi quali iniziative?
Programmeremo incontri per parlare di prevenzione, di ricerca di alimentazione, di invecchiamento attivo, di socializzazione, di come far fronte ai mutamenti climatici e vivere in un ambiente sano, principi che riteniamo fondamentali.
L’Anp richiama spesso una Sanità efficiente e universalistica: come va declinata?
Bisogna investire in ricerca in prevenzione, se pensiamo quant’è fondamentale diagnosticare in tempi rapidi una malattia. È per questo che rivendichiamo con insistenza l’importanza di accorciare sempre più le liste d’attesa nelle prestazioni sanitarie. Investire su questi punti è una scelta di benessere sociale, ma va valutata anche come risorsa economica. Costa molto meno prevenire un soggetto sano che una malattia.
A livello nazionale la Sanità si orienta sempre di più verso formule di tutela assicurativa oltre a investire verso le strutture private: cosa ne pensa?
Non possiamo accettare che ci siano governanti che parlando di diritti alla cura universalistica citando medicina privata o assicurazioni. Già oggi le stime indicano che 5 milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per mancanza di risorse finanziarie. Il governo quando tratta l’argomento ‘sanità’ lo affronta come una scelta al pari di una prenotazione in un ristorante. Non può essere così. Avere la possibilità di curarsi o no spesso significa vita o morte: noi non possiamo permetterlo, in particolare se ciò dipende dalla ‘robustezza’ della carta di credito.
Com’è la situazione in Emilia Romagna?
Noi viviamo in una Regione, dove spesso ci siamo confrontati da soli come Anp o a volte come Cupla con assessori o membri dell’Assemblea elettiva. Spesso abbiamo riscontrato che, chi l’ha governata fino ad oggi, ha sempre cercato di dare priorità a un servizio sanitario pubblico il più inclusivo possibile, di tutela alla salute, di cura per tutta la popolazione, cioè universalistica, investendo gran parte di risorse finanziarie.
Poi certamente non è che in Emilia Romagna tutto sia perfetto, anzi, appena si sarà insediata la nuova Assemblea ci batteremo per sollecitare la nuova Amministrazione a perfezionare e a riformare il sistema sanitario pubblico laddove si riscontrano incongruenze. Noi pensionati ci siamo incamminati verso una anzianità progressiva e ne abbiamo visto passare dell’acqua sotto i ponti. Spesso chi ha saputo riformarsi, magari anticipando i tempi, ha sempre fatto una mossa vincente.
Pensioni, a che punto siamo?
Nota dolente. Come si può accettare che persone che hanno lavorato una vita siano costrette a vivere con pensioni che si muovono nell’alveo dei 500/600 euro al mese, magari accarezzati da qualche elemosina elettorale. Noi crediamo che ogni pensionato debba percepire la retribuzione che gli spetta, ma ci sono dei parametri che indicano che sotto agli 800 euro al mese si vive in stato di povertà.
Dobbiamo quindi impegnarci per alleggerire queste dichiarate sacche di povertà perché spesso costretti a rinunciare a prestazioni o alimenti di prima necessità.
Le giovani generazioni spesso devono ‘adattarsi’ a salari molto bassi
La statistica indica che il 43% dei giovani occupati fino ai 35 anni percepisce uno stipendio mensile inferiore ai 1.000 euro e noi crediamo che con questi stipendi non ci sia una grande prospettiva. Come fa una coppia di giovani che intende costruirsi un futuro o una famiglia in queste condizioni economiche? È molto difficile.
Sull’autonomia differenziata c’è molto dibattito, cosa ne pensa l’Anp?
Per ora è un ’cassettone’ che si compone di 36 scomparti da drenare sulle regioni e hanno lo scopo di differenziare le opportunità e i servizi nei territori. Si tratta quindi di una divisione assurda, di prospettive e di servizi. Abbiamo delle serie perplessità e siamo contrari allo spezzettino nazionale in cui ci sono cittadini di serie A altri di serie B: le ‘bocce’ sono tutt’altro che ferme e seguiremo da vicino l’evolvere della legge.
Accennava ai conflitti internazionali, la pace è lontana?
Noi che abbiamo cantato ‘mettete dei fiori nei vostri cannoni’ ora ci vogliono convincere a portare dei secchi di benzina per spegnere il mondo! Noi sappiamo distinguere bene l’aggressore dall’aggredito, ma ripudiamo sempre senza se e senza ma la guerra. Come dice Papa Francesco, purtroppo poco ascoltato, la pace va perseguita sempre e comunque.
Spesso L’Anp richiama il disagio di chi vive nelle aree svantaggiate.
Sì, in particolare nei territori di collina, anche per il mancato finanziamento alle famiglie che hanno subito danni dalle calamità naturali come le alluvioni in Romagna, ma anche in altre parti del territorio regionale: non vogliamo che queste persone siano lasciate sole al proprio destino.
Per il futuro comunque intravedete positività?
Vogliamo continuare a sognare, in particolare per un prospero futuro per i nostri giovani. Non dobbiamo dipingere un quadro solo di negatività ma ci piace anche programmare feste sociali, soggiorni, gite, degustazioni perché siamo amanti della socializzazione e dell’invecchiamento attivo.
Poi dobbiamo impegnarci affinché il qualunquismo e le negatività non abbiano il sopravvento: lo testimonia il lavoro svolto dalle province, molto importante, perché siamo una grande squadra e lavorare in collaborazione ci rende sempre più efficienti.
