Semi di quinoa e verdure come il puishak per mercati etnici

Marzo 2017

Alessandra Giovannini

BOLOGNA – Si chiamano okra, puishak, korolla, lal shak, coriandolo, quinoa. Alcuni di questi nomi ci sono più familiari altri sono completamente sconosciuti. Sono verdure che trovano quotidianamente spazio nelle tavole di consumatori indiani, africani, albanesi.

Popolazioni lontane, ma non troppo se pensiamo ai tanti negozi di generi alimentari che sempre più spesso affollano le nostre città. Tanto numerosi che una decina di anni fa Marco Tonelli, agricoltore di Bologna, decise di piantare i semi per rifornire una ventina di negozi gestiti da stranieri in città e provincia.
“Dai semi piano piano ho cominciato a produrre le piante. Avevo iniziato la vendita diretta e volevo provare anche queste colture. Da qualche tempo ho smesso ma ho ancora dei semi. Potrei riprovare”. Certo, a volte si tratta di sapori e odori lontani dalla nostra cucina, ma alcune di queste piante cominciano a essere proposte in piatti e ricette vegetariane e vegane, o semplicemente offerte ai curiosi.

“Sono prodotti di nicchia – precisa Roberto Bortolotti, ortolano di Granarolo Emilia. Sono consumati quasi esclusivamente dagli stranieri, ma è pur vero che è una popolazione in aumento anche nelle nostre città. Siamo ai primordi ma anche la grande distribuzione si sta accorgendo di queste novità”. E poi chi avrebbe mai pensato ad un’evoluzione così importante del coriandolo.

Daniele Govi, responsabile della posizione organizzativa grandi colture e sementi della Regione Emilia Romagna ci ricorda come “Nella nostra regione già nel 2015 erano stati investiti oltre 10 mila ettari di terreno in semi di coriandolo, la vera novità degli ultimi sei anni che sta conoscendo uno sviluppo vertiginoso grazie alla capacità di alcune nostre imprese, che moltiplicano e produco la semente per poi esportarla nei Paesi che più la utilizzano”.

Numeri molto più bassi per l’okra, un contorno molto simile a un peperoncino verde, ma con un sapore che richiama vagamente gli asparagi, comune in Africa, in India, nel Medio Oriente e in Sud America. Una proposta molto originale che, però, si può già acquistare in alcuni piccoli negozi di frutta e verdura gestiti da italiani.

Ha la forma di cetriolo la korolla, verdura del Bangladesh dal sapore un po’ amaro, normalmente abbinato al riso basmati.
Simile allo spinacio, e sempre proveniente dal Bangladesh, lal Shak da noi conosciuta con il nome di amaranto rosso è ideale da abbinare ai piatti di pesce.

E poi il puishak chiamata anche Basella Alba, originaria dell’Africa tropicale e dell’Asia. È una pianta perenne, nei suoi luoghi di origine, e può raggiungere i 9 metri di altezza. Le giovani foglie crude si aggiungono alle insalate, quelle più grandi si usano come contorno o per ripieni di pasta.

Ma la vera sorpresa è la quinoa, una pianta erbacea originaria dell’America centro-meridionale ricca di proteine e senza glutine, ampliamente declinabile in cucina in sostituzione di pasta o riso. Giorgio Dall’Ara, che di mestiere fa ben altro, ha deciso ad un certo punto della sua vita, spinto dal suggerimento di una sua collega di lavoro, di iniziare la coltivazione dei semi di quinoa e lo scorso anno ne ha seminato 3 ettari e raccolto oltre 20 ql per ettaro. “Non sapevo cosa mettere nei terreni dei miei genitori a Campiano di Ravenna. Ho cominciato a studiare questo seme e ho visto che andava molto. In Italia la seminano quattro o cinque aziende nelle Marche, Toscana, Verona, Foggia. In Emilia Romagna, per quello che so, la coltivo solo io. Ho fatto venire i semi dal Cile e ho iniziato. Poi, insieme al mio amico Roberto Tumedei, ho registrato il marchio Quinoa Romagna e acquistato una macchina per decorticare il seme”.

Le vendite presso mulini e industrie non hanno avuto l’effetto sperato e, dopo aver racchiuso i semi in sacchetti da 300 grammi, ha deciso di proporlo, in gita al sabato, nei negozi di frutta e verdura, nei ristoranti vegetariani e vegani e su internet ai gruppi di acquisto solidale. “Oggi ho più di cento clienti a Rimini, Riccione, Forlì, Bologna, Cesena, Imola ma anche a Milano, Parma, Roma. Sono pronto per trasformare i semi in farina”. Informazioni e ricette anche sul sito internet e facebook.
Non c’è dubbio, una produzione, e un produttore, da tenere sott’occhio.

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