Sostenibilità economica, sociale ed ambientale tema di un convegno Cia

Zambrini e Tampieri

CASTEL San Pietro Terme (Bologna) –  “Esiste un’agricoltura fatta di droni, meccanizzazione avanzata, ricerca colturale genetica e un’altra agricoltura più tradizionale, dove il vero valore aggiunto è il lavoro dell’agricoltore. Una figura che, purtroppo, appare sempre più invisibile, quasi che i prodotti della terra nascessero dal nulla, senza un impegno e lavoro costante.” Così Giordano Zambrini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Imola, ha aperto il convegno “La sostenibilità in agricoltura”, organizzato dall’associazione lo scorso 4 aprile a Castel San Pietro Terme. Un confronto tra rappresentanti istituzionali, politici ed esperti per parlare di un tema fondamentale per l’agroalimentare, un traguardo che, sempre secondo Zambrini, è diventato ormai imprescindibile per il settore. “Le nostre aziende, la nostra agricoltura – ha continuato il presidente – non avranno futuro se politica, istituzioni, mondo imprenditoriale e tutti i soggetti che interagiscono su un territorio non si impegneranno per una sostenibilità concreta e forte dal punto di vista economico, ambientale e sociale. Non esiste un’altra strada per far ritornare davvero “primario” un settore che sembra, invece, diventato secondario.”

Luana Tampieri, presidente dell’associazione Donne in Campo regionale, ha sottolineato: “L’importanza dei tre pilastri della sostenibilità: praticare buone pratiche agricole per proteggere e recuperare gli ecosistemi; promuovere l’inclusione sociale attraverso un’educazione di qualità aperta e disponibile a tutti e naturalmente favorire la crescita economica, assumendo giovani ed eliminando le disparità di genere, perché nascano sempre più aziende consapevoli che l’economia deve essere circolare”. Un tema, quello dell’economia ecosistemica, richiamato da Giuseppe Cornacchia del dipartimento economico Cia nazionale. “Attualmente l’agricoltura italiana contribuisce al 7% delle emissioni di CO2. Per questo motivo bisogna tornare a un’agricoltura circolare sostenibile e non intensiva, che dia alla terra la capacità di produrre e riprodurre le condizioni di fertilità per le generazioni future. La buona agricoltura è capace di alimentare, è sostenibile perché non intacca il capitale naturale, è competitiva perché fornisce reddito agli agricoltori. E badate bene, gli agricoltori non si lamentano a caso della mancanza di remunerazione, perché non solo in Italia, ma in tutta Europa, il reddito medio delle aziende agricole è molto più basso del reddito medio generale”.

La capacità reddituale delle aziende è un altro dei temi fondamentali emersi dagli interventi dei relatori presenti, ed è stato sottolineato da Andrea Segrè, attuale presidente Fondazione Fico e Fondazione E. Mach San Michele all’Adige (Tn). “Se non c’è la sostenibilità economica dell’impresa è molto difficile che possano esistere quella sociale ed ambientale. Occorre partire dalla redditività delle aziende e soprattutto bisogna parlare di sostenibilità non come cosa astratta, ma come fattore misurabile. Perché si possono misurare produzione, impatto sull’ambiente, ad esempio si può sapere dove vanno certe sostanze utilizzate anche per il biologico, e naturalmente impatto economico.”

Nel corso del convegno sono intervenuti anche Fausto Tinti, sindaco di Castel San Pietro Terme e vice sindaco Città Metropolitana; Tiberio Rabboni, presidente Gal Appennino Bolognese, che ha parlato del biodistretto dell’Appennino e le azioni realizzate per la promozione del biologico; Antonio Venturi, presidente Ente Gestione per i parchi e biodiversità della Romagna, che ha spiegato la modalità di gestione del Parco dei Gessi, dove solo il 10-15% è pubblico e l’agricoltura convive, in maniera sostenibile, con aree naturalistiche protette e Mauro Bolognesi dell’associazione ambientalista Panda Imola.

Andrea Segre

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