Luca Soliani
GUASTALLA (Reggio Emilia) – Un’azienda suinicola all’avanguardia che fa del benessere animale, della sostenibilità economica e della sicurezza a 360 gradi, i capisaldi fondamentali. È quella portata avanti da Paolo e Davide Zambelli sul territorio comunale di Guastalla.
“Abbiamo messo in piedi la nostra azienda nell’ormai lontano 1992 con circa 1.700 capi – inizia a spiegare Paolo -, ora ce ne sono oltre 4mila 200. E anche la struttura è naturalmente stata ingrandita: la stalla è poco più di 4mila metri quadrati. Ma a questa vanno poi aggiunti gli spazi per mangimifici, i capannoni per il deposito dei trattori, gli spogliatoi, gli uffici. Siamo davvero molto soddisfatti”.
Paolo fa, poi, un’analisi sull’andamento del settore. “Veniamo da due anni positivi. Questa prima metà del 2024 è un po’ più debole: non è entusiasmante ma neanche pessima. La ragione? Sostanzialmente va individuata nella flessione dei consumi di carne. Nonostante siano presenti meno capi nel circuito Dop, l’offerta basta e avanza”. L’imprenditore agricolo spiega che il numero dei capi è in flessione del 5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il prezzo dei suini grassi fa segnare un -12%.
Non può naturalmente mancare un passaggio sul prosciutto di Parma. “L’anno scorso ‘il fresco’ è stato messo via a prezzi elevati nei magazzini. La situazione era, infatti, caratterizzata da un andamento molto positivo del prezzo delle carni e da un ristretto numero di suini a disposizione. Ma, come detto, i consumi vanno un po’ a rilento: le richieste non sono alte. Pare che, dopo il maltempo, la situazione sia in miglioramento grazie al turismo che sta finalmente facendo aumentare i consumi. Speriamo”.
Sul settore incombe la spada di Damocle della peste suina. “In azienda abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per cercare di abbattere ogni rischio. E quando dico tutto, è davvero così: il massimo del massimo di tutte le azioni possibili. Siamo un’azienda all’avanguardia. Il problema grosso è rappresentato dal pericolo della diffusione a causa del proliferare dei cinghiali sull’intero territorio nazionale. Serve un intervento deciso per contenere i numeri. E questo deve essere portato avanti dagli enti che hanno la responsabilità di farlo. Purtroppo dai primi casi di peste suina in Italia, si è fatto forse poco a causa di varie ragioni. Anche, per difficoltà oggettive. Da quando però sono stati creati i gruppi operativi territoriali (Got) sono arrivate le azioni concrete. E ne abbiamo proprio bisogno per fermare un’epidemia che sarebbe davvero una sciagura per il nostro settore”.