Tugnazz all’ultima crociata (all’Osteria Perditempo) - Agrimpresaonline Webzine

Tugnazz all’ultima crociata (all’Osteria Perditempo)

L’Osteria del Perditempo non è un’invenzione letteraria: c’è davvero, a Cesena, di fianco alla Biblioteca Malatestiana, all’angolo dove un secolo fa c’era un negozio di canapa. È bel posto, senza fighetti che se la tirano. Ragion per cui Tugnazz ed io siamo diventati stanziali. E, state a sentire, il solito Tugnazz ha fatto prendere cappello ad una signora vegetariana “ultrà” che pretendeva di convertire gli astanti. Questa l’arringa di Tugnazz che ha suscito un fervido dibattito.

“Sta mò a sentire, mia bella “burdèla”, ognuno mangia quel che crede. Aglio e olio sì, sermoncino no. Mi permetta non un ballo ma un controcanto. Ad esempio questa storia di antichi prodotti sia nostrani sia esotici. Il farro lo coltivavano già gli antichi romani. Se poi questa coltura si era quasi estinta un motivo ci sarà: forse perché la gente era stanca di mangiare come le galline, voleva qualcosa di più nutriente. Ed il pane con i cereali o il formentone?
Un tempo lo si mangiava non per ragioni dietetiche ma perché c’era solo quello. E che dire dei fascinosi prodotti esotici, bella furbata del marketing? Tofu, seitan, quinoa. E la curcuma miracolosa… Robe salutari, non dico di no, ma che abbiano effetti mirabolanti è faccenda che avrebbe fatto sorridere gli antichi erboristi. Però hanno dei bei nomi. Un’aureola preindustriale, com’era bella quella società. Non c’era inquinamento, né le scie chimiche. Peccato che la speranza di vita allora fosse meno della metà di quella di oggi. E che prima dei progressi medici e dell’igiene, prima degli antibiotici e dei vaccini, epidemie e infezioni falcidiassero popolazioni e bambini. E non mi rivolga, per favore, quello sguardo cattivo da “hezbollà”.

Anzi, se permette le offro da bere. Oste, un gottino di vino per la signora. Biologico, naturalmente”.

Il Passator Cortese

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