Un altro anno molto difficile per l’agricoltura emiliano romagnola

Emer Sani
Il 2021 è stato un altro anno difficilissimo. L’annata agraria 2021 è stata caratterizzata da notevoli criticità meteorologiche che hanno causato conseguenze molto serie sulle produzioni. A questo, vanno aggiunti patogeni e cimice asiatica, il problema della fauna selvatica, i rincari delle materie prime, le difficoltà a reperire manodopera, le conseguenze dell’evoluzione della pandemia.
Dall’annata agraria di Cia Romagna, il tradizionale rapporto sui comparti e sulle colture delle aree del ravennate, forlivese-cesenate e riminese, presentato il 23 novembre scorso, emerge che, complessivamente, per la Romagna calano gli ettari coltivati e in produzione nel frutticolo e le produzioni sono sotto la media potenziale, almeno del 30%.
Le drupacee sono ancora duramente colpite dalle condizioni meteo, aumentano ettari a vitivinicolo e olivicolo, anche se calano le produzioni, poche ma buone. Crescono gli ettari a cerealicolo per le maggiori estensioni di grano duro e tenero, il 2021 è stata una delle migliori annate degli ultimi 10 anni. Molta varietà di andamenti nelle orticole, sementiere e industriali per variabilità delle superfici, rese medie e produzione.
Zootecnia in difficoltà, apicoltura compresa. Aumentano superfici e imprese bio. Il florovivaismo spera in un avvio di ripresa nel 2022. Per gli agriturismi il 2021 è un anno di adattamento e riorganizzazione di strutture, servizi, proposte enogastronomiche e modalità di consumo.
Il quadro economico della Romagna evidenzia un andamento totale delle imprese attive in aumento, ma non per quelle agricole che, anche per il 2021 diminuiscono, sono 15.271 (-1,4%) su un totale di 105.416 (+0,6%) imprese attive complessive. Solo le imprese agricole giovanili (574) segnano un +1,8%, era +1,4 nel 2020 sul 2019. Gli occupati totali in agricoltura sono 30.118, e incidono sul totale dell’economia per il 6% (dato Istat riferito all’anno 2020).
Scendendo nel particolare dei singoli comparti, per quanto riguarda il frutticolo si registra la contrazione degli ettari coltivati nel 2021 sul 2020 (-4%), maggiore di quella registrata nel 2020 sul 2019 (-0,4%). La provincia di Ravenna vede il calo maggiore, quella riminese registra un lieve aumento.
Spicca, ma non è più una novità, il -10% di superficie delle pesche e nettarine, l’actinidia conferma ancora la presenza di interesse e investimenti e gli ettari aumentano di circa il 3%. Per la frutta a guscio, noce e nocciolo, gli ettari aumentano, per queste colture sono in essere progetti di grandi cooperative locali per implementare la produzione nel territorio e sviluppare ancora di più, nel caso del noce, il progetto “Romagna” e per il nocciolo, la filiera italiana. Nelle rese medie dei frutteti, nel 2021 si nota l’incremento medio quasi generale, tranne che per melo e pero.
Questo, però, non deve trarre in inganno dal momento che, il 2020, è stato segnato da valori di rese estremamente negativi. Nel 2021 tutte le rese sono sotto la media produttiva potenziale. Le produzioni delle principali frutticole sono in calo rispetto alle medie storiche: albicocco (fra -50% e -70%), pero (-70%), kiwi verde oltre il -50%; kiwi giallo -15%. La pianura ha sofferto di più le contrazioni produttive, maggiori rispetto a quelle in collina.
La campagna vitivinicola 2021 si attesta su livelli più bassi in termini quantitativi, ma con uve di ottima qualità. Ettari coltivati e in produzione aumentano in generale per il traino dell’incremento in provincia di Ravenna. La vendemmia è arrivata a segnare un deficit produttivo fra il 30-40% per quei viticoltori che, ai danni delle gelate primaverili, devono sommare quelli della grandine e della crisi idrica nei vigneti non irrigati della collina.
Si registra, in media, un meno 15% sia per il Sangiovese che per il Trebbiano, e un meno 10% per l’Albana. Per l’olivo il 2021 segna un aumento di ettari coltivati e in produzione.
La produzione di olive è inferiore di circa il 40% sul 2020 a causa dell’alternanza produttiva e per l’andamento climatico, freddo a maggio, caldo in fioritura, forte siccità e alte temperature, cascola. Le pezzature sono più piccole, la qualità buona.
Parlando di cerealicolo, la campagna è stata incerta fino alla raccolta a causa dell’andamento climatico, poi si è dimostrata una delle migliori degli ultimi anni. Rese medie elevate per i frumenti (+17%), in calo per il mais (-33%). Crescono gli ettari coltivati a grano duro (+35) e tenero, mentre diminuiscono mais, orzo e sorgo.
La Romagna somma circa 58mila ettari di coltivazioni cerealicole tra le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Nella pianura della Romagna la produzione di frumento tenero è stata di circa 7-8 t/ha, nel frumento duro le rese medie sono state di 6-7 t/ha, per quanto riguarda l’orzo la resa media è stata tra le 7-8 t/ha circa con peso specifico buono (oltre i 65 kg/ha). I cereali raccolti presentano ovunque pochissime impurità, a testimonianza di una eccellente qualità.
In Romagna, soprattutto a causa delle forti gelate, sono incrementate le produzioni di ortaggi, che sono andate a compensare, in modo seppur marginale, le produzioni frutticole venute meno. Le produzioni orticole totali ottenute sono risultate in forte aumento, circa +10%, e questo ha generato una grossa oscillazione dei prezzi di alcune produzioni (patate, cipolle e meloni). In generale, la campagna produttiva dei prodotti orticoli da industria è stata caratterizzata da una resa media e una qualità eccellente fino a settembre 2021, qualche problema qualitativo c’è stato nei mesi centrali estivi. In generale, se paragonata al 2020, l’annata 2021 non ha avuto un andamento altrettanto positivo, solo in piena estate si sono stabilizzati i prezzi ai livelli del 2020, ma mediamente non sì è raggiunto un risultato altrettanto positivo, anche se superiore alla media degli anni pre-pandemia.
Le colture portaseme rappresentano ancora una voce molto importante per l’economia agricola regionale. Tuttavia, le sementi orticole hanno registrato produzioni scadenti, in particolare quelle a semina autunnale, a causa degli inverni miti, degli sbalzi di termici e dell’estate siccitosa. Le barbabietole da seme nel 2021, come si è già visto nel 2020, hanno segnato un incremento di oltre il 10% delle superfici investite. La campagna 2021 per l’erba medica ha evidenziato una media produttiva leggermente inferiore alle annate precedenti, di contro, emerge una buona qualità del seme raccolto, la mancanza di prodotto a causa delle scarse produzioni, ha innescato un costante aumento alla borsa merci di Bologna, fin dalle prime contrattazioni, con una progressione costante dei prezzi.
La ripresa del florovivaismo non è così dinamica come si prospettava e come emerge a livello nazionale. La previsione è che, probabilmente, sarà il 2022 l’anno che si avvicinerà di più al 2019 per obiettivi di investimenti pur con molte incognite.
Alla fine del 2020 in Romagna, per quanto riguarda gli agriturismi, si è registrato un leggero incremento delle strutture attive, nonostante l’anno sia stato segnato pesantemente per questo comparto dalle restrizioni legate al contenimento della pandemia. Le aziende agrituristiche attive sono incrementate del 4% rispetto al 2019, con un aumento di 49 unità.
Il calo delle quotazioni nell’allevamento, i rincari delle materie prime, dei costi dell’energia e dei trasporti, nonché la disinformazione sul comparto, sul benessere animale e su emissioni di Co2, sono alcune delle criticità che si trova ad affrontare la zootecnia.
La Romagna concentra la maggior parte degli allevamenti avicoli regionali e il pollame e le uova rappresentano due settori particolarmente dinamici. Restano pressoché invariati gli allevamenti, con un leggero incremento per quelli di galline ovaiole a fronte di un decremento di quelli di polli da carne.
Per i bovini la situazione è critica per i ricavi.
Calano allevamenti e numero di capi da carne. Gli ovicaprini sono, invece, in controtendenza rispetto ai numeri regionali in flessione. Crescono gli allevamenti e in misura maggiore i capi, quasi raddoppiati quelli caprini, la buona parte localizzati nel cesenate.
Per i suini, allevamenti e capi sono stabili.
Per l’apicoltura, infine, è stata l’annata più critica degli ultimi 10 anni, con danni pesanti per l’andamento climatico e conseguente azzeramento di molte produzioni, come millefiori primaverili, acacia, colza, coriandolo, ciliegio, melo.
Il biologico conferma il trend di crescita degli ultimi anni. In Emilia Romagna in totale a 31 dicembre 2020, le aziende erano 2.190 contro le 1.691 del 2019. Il maggior numero si concentra nella provincia di Forlì-Cesena con 998 aziende, seguita da Rimini con 757 e Ravenna 435. Forlì-Cesena conserva il primato regionale anche sul numero di aziende biologiche zootecniche (193), si tratta in gran parte di produzioni zootecniche da carne (bovini e ovini) e di galline ovaiole biologiche.