Via peschi e albicocchi per far spazio a produzioni da seme

Giugno 2016

Alessandra Giovannini

IMOLA – Iader Dal Fiume di Imola e Luigi Galletti di Castel San Pietro Terme sono due produttori di colture da seme. Nei loro campi crescono carote, cicoria, cavoli, cipolla, brassica, barbabietole, girasole e, in quello di Iader, anche canapa da seme. Una scelta diversa che soddisfa entrambi.

“Io ho svolto un’altra professione per quindici anni – racconta Iader che segue 10 ettari – poi sono tornato a casa, mio padre aveva dei frutteti e coltivava barbabietole da seme. Ho fatto due conti e ho deciso che una volta esaurite le piante non avrei più rinnovato peschi e albicocchi, ma avrei allargato la produzione a seme. Oggi sono contento della mia scelta e molti, come me, si sono lanciati in questo tipo di coltura”. Una coltura, sembra, localizzata nella zona romagnola e nella bassa bolognese.

“È vero, – prosegue Iader – c’è una concentrazione maggiore a Cesena, Ravenna e Bologna, credo anche perché siamo agricoltori più professionali nati in piccole aziende che si sono poi specializzate. Io mi dedico in modo particolare alla moltiplicazione del seme ibrido, vuol dire che abbiamo linee femminili e maschili, nel momento della fioritura mettiamo le api e, al termine della stessa distruggiamo i maschi”. Certo, i problemi non mancano. “Abbiamo difficoltà a trovare i prodotti fitosanitari specifici – dice ancora Iader – perché sono di nicchia. Per non parlare del biologico, il mercato è in evoluzione ma con il bio siamo indietro”.

Una produzione che non vede il contatto diretto con il consumatore, ma che rende bene. “Noi sappiamo in anticipo quanto prendiamo al chilo – precisa Luigi che coltiva 25 ettari a seminato – perché i contratti vengono firmati prima del raccolto e questo è molto importante perché sono al riparo e se produco di più prendo di più, ho, insomma, un minimo garantito. Io seguivo anche patate e cipolle a consumo ma sapevo solo quanto spendevo. Devo essere fortunato a non prendere intemperie, la grandine o il caldo eccessivo per molti giorni, ma ho anche tante soddisfazioni”. E si risparmia nella manodopera.

“Abbiamo bisogno di braccia – prosegue Luigi – solo quando piantiamo perché nel raccolto ci aiutano le macchine. Abbiamo diminuito gli operai da sette a due unità. Il lavoro maggiore per noi è quando si trapianta e quindi dalla fine di gennaio a inizio marzo circa, poi raccogliamo da fine giugno a inizio agosto”.

Qualche previsione per la stagione 2016? “Quest’anno la produzione dovrebbe essere molto buona – conclude Luigi –. Le colture sono molto belle. Speriamo che il tempo sia clemente”.

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