Alessandra Giovannini
DALLA REDAZIONE – Il report realizzato da Ismea nell’ambito della Rete Rurale Nazionale “Situazione congiunturale del settore vino in Italia nel 2024 ed esigenze rispetto alle traiettorie future” presenta un’analisi accurata delle principali variabili strutturali e di mercato del vino italiano.
In Italia il settore vitivinicolo, pur confermandosi uno dei più dinamici all’interno del panorama agroalimentare italiano, sconta un periodo particolarmente complesso legato da una parte agli impatti dei cambiamenti climatici e dall’altra a una domanda finale, nazionale e internazionale, in rapida evoluzione. In un trentennio la dimensione del mercato domestico si è dimezzata, di riflesso alla stagnazione demografica e all’incompleto ricambio generazionale dei consumatori, facendo orientare in modo crescente numerose aziende, di tutte le dimensioni, verso il mercato estero.
La produzione italiana degli ultimi dieci anni ha registrato un massimo di 55 milioni di ettolitri nel 2018 e un minimo nel 2023 con 38 milioni di ettolitri, mentre dal 2019 al 2022 c’è stata una sostanziale stabilità.
Nel 2023 per la prima volta nel nuovo secolo, gli scambi mondiali di vino si sono ridotti sia in volume che in valore.
La performance dell’export vinicolo nazionale, pur registrando nel 2023 una flessione, è risultata migliore rispetto agli altri competitor. La tenuta degli acquisti dall’estero ha confermato l’Italia primo esportatore in volume, davanti a Spagna e Francia, e secondo in valore dopo la Francia.
Il mercato nazionale, dopo una lunga fase di contrazione, dal 2012 è tornato a stabilizzarsi sopra i 20 milioni di ettolitri per arrivare nel 2020 a 24 milioni e poi calare nuovamente dopo l’anno della pandemia e tornare nel 2023 leggermente al di sotto dei livelli pre covid-19. La crisi economica ha certamente influito sulla flessione dei consumi totali.
La contrazione dei consumi interni, unita a una domanda estera che non si sviluppa secondo le aspettative di qualche anno fa, ha fatto aumentare le giacenze delle cantine nazionali, che nel 2023, a inizio campagna sono risultate nel complesso addirittura superiori alla produzione, sorpassando i 50 milioni di ettolitri.
Osservando l’evoluzione del vigneto Italia, si evince una riduzione complessiva del 15% degli ettari investiti da inizio millennio, passati dai 792.440 del 2000 ai 675.135 del 2023, con alcune regioni come la Liguria e il Lazio che hanno perso oltre la metà della loro superficie vitata, e altre come il Trentino-Alto Adige, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia che invece hanno registrato incrementi significativi.
Alla contrazione della superficie si è accompagnata negli ultimi 20 anni una notevole riduzione del numero delle aziende viticole, un riassetto generale del tessuto produttivo con fenomeni di concentrazione e crescita dimensionale e un profondo processo di rinnovamento dei vigneti, grazie alla misura di supporto alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti, che ha riguardato complessivamente 330 mila ettari, ossia quasi la metà dell’attuale patrimonio viticolo che rappresentano quasi la metà dell’attuale patrimonio viticolo.
Le regioni nelle quali più intenso è stato il processo di ristrutturazione e riconversione, con una quota di vigneto rinnovato superiore al 50%, sono state la Sicilia (70%), Emilia Romagna (61%), Toscana (52%) e Lombardia (51%).
Nel corso del nuovo secolo alla diminuzione complessiva della superficie vitata si è accompagnata una notevole riduzione del numero delle aziende viticole che ha determinato un significativo aumento della superficie media aziendale. “Tra le principali criticità del settore – segnala Ismea – si segnalano l’aumento dei costi di produzione, che ha eroso significativamente i margini di redditività, le incertezze legate al contesto economico e geopolitico globale, e la diminuzione del reddito disponibile dei consumatori, dovuto all’inflazione”.
Nel lungo periodo, desta particolare preoccupazione l’evoluzione delle preferenze dei consumatori: “Cresce l’attenzione verso la salute, aumenta la richiesta di bevande alcohol-free e si osservano cambiamenti anche nelle scelte tra le bevande alcoliche – segnala il report di Ismea, dove si segnala anche la minore domanda di vini rossi e la maggiore polarizzazione dei prezzi.