Stefano Francia, Presidente Cia Emilia Romagna
Tra le sfide future del settore primario c’è quello di utilizzare e rendere produttive terre marginali senza per questo devastare l’ecosistema e senza penalizzare la biodiversità. È ciò che ho sottolineato ad Ortigia nell’ambito del G7 agricolo e nel corso di un convegno di FederUnacoma avente per tema la meccanizzazione nei territori ‘difficili’.
Nei prossimi trent’anni la superficie coltivata dovrà incrementare di 590 milioni di ettari per soddisfare i fabbisogni alimentari di una popolazione mondiale che raggiungerà i 10 miliardi di abitanti. Per questo è necessario il recupero dei terreni soggetti a degrado. Una prima risposta al problema sono lo sviluppo di tecnologie agricole all’avanguardia e l’applicazione di metodi colturali innovativi come idroponiche e aeroponica. Portare l’agricoltura nelle aree marginali è importante non solo per la produttività dei territori, ma anche per contrastare i dissesti idrogeologi. È una sfida che ci coinvolge da sempre, abbiamo territori marginali nelle zone collinari montane ma anche aree urbane che sono da recuperare: pensiamo alle grandi fasce attorno alle zone industriali, sono tutte superfici che vanno riportate alla produttività e che hanno la necessità di avere una meccanizzazione adeguata.
Non si tratta di una meccanizzazione delle grandi estensioni, ma interventi con mezzi adeguati che possono aiutare gli agricoltori a produrre e a dare un contributo, anche visivo, ai nostri territori. Talvolta, purtroppo, ci troviamo di fronte a superfici abbandonate, con una brutta immagine non solo per gli agricoltori, ma anche per i turisti che visitano il nostro Paese. Recuperarle significa riuscire a dare un contributo anche al turismo.
Il 33% della superficie coltivata è in condizioni di degrado moderato (8%) o elevato (25%) a causa della salinizzazione dei suoli, della perdita di sostanza organica, della desertificazione. Per fermare e invertire questo processo non ci si può affidare unicamente all’iniziativa degli imprenditori agricoli, ma è essenziale che i decisori pubblici sviluppino con urgenza adeguate politiche di sostegno. D’altro canto è proprio la remuneratività delle attività agricola, condizionata da un gran numero di variabili, che finisce per disincentivare gli investimenti, anche nelle aree marginali.
Per questo è necessario prevedere strumenti di incentivazione pubblica che sostengano l’agricoltura nelle aree a rischio, territori nei quali sono richiesti macchinari specifici, altamente specializzati.



