Prediche corte e tagliatelle lunghe: era spesso “l’attacco” dei parroci di campagna nelle loro prediche della messa domenicale. Ironia modulata sull’arguzia di Pellegrino Artusi che nel presentare la sua ricetta n. 71, ’tagliatelle all’uso di Romagna’, così scriveva: “conti corti e tagliatelle lunghe, dicono i bolognesi. E dicono bene, perché i conti lunghi spaventano i poveri mariti e le tagliatelle corte attestano l’imperizia di chi le fece e, servite in tal modo, sembrano un avanzo di cucina…”.
C’era bonaria ironia in queste righe del caro Artusi. Oggi, purtroppo, l’ironia è sempre più rara: prevalgono invettive e permalosità diffuse anche in vicende, come la cultura e la cucina, dove si potrebbe e si dovrebbe sorridere di più.
Ad esempio. Nei giorni scorsi l’amico Tugnazz (ultime grida dalla Romagna) ha dato scandalo in un ristorante fighetto in cui era stato incautamente invitato. State a sentire: dopo le prime portate ha convocato il capocameriere facendogli notare, a viva voce, che le porzioni erano da villaggio degli gnomi.
Scherzi a parte. Recentemente abbiamo fatto, nella nostra Cesena, un intervento inaspettato in un’iniziativa su temi agroalimentari. Abbiamo mostrato – destando l’interesse del pubblico – un oggetto proverbiale ma ormai sconosciuto ai più: uno specchietto per allodole. Raccontando che in altri tempi questo aggeggio venatorio sfavillava di luci nelle larghe sotto il sole d’ottobre, tra il verde dell’erba medica e il bruno delle stoppie, richiamando le allodole curiose ed altri uccelli migratori. Ma, attenzione: non tutte le allodole, soltanto quelle di passo e senza malizia, perché giunte da altri paesi. Uccelletti che dopo il rimbombare delle schioppettate rapidamente si smaliziavano e non credevano più all’inganno. E di moderni e tecnologici specchietti per allodole, ce ne sono parecchi in circolazione, oggi. A buon intenditor poche parole.
Buon 2025, bella gente, state bene.
ll Passator Cortese