Sabato pomeriggio: non come nella canzone sospirosa di Claudio Baglioni ma, in questi giorni ancora di clausura causa Covid. Sul telefonino di Tugnazz arriva un messaggio allarmante. Mittente (apparente) le Poste.
“Gentile cliente, abbiamo rilevato anomalie sul suo conto. Per motivi di sicurezza verifichi sul nostro sito… (segue subdolo indirizzo telematico)”. Tugnazz sbotta. “Sarò pure un analfabeta telematico. Ma non sono un paganello (il paganello è un pesce di scoglio che abbocca a qualsiasi esca: altri pesci sono giustamente più esigenti). Il mittente non era esatto, a leggerlo bene. Quanto al sito e al link indicato, i truffatori se lo possono infilare… (pubblicità!)”. Ma non finisce qui. Tugnazz, vecchio cacciatore, ha imparato dai suoi buoni cani come seguire una pista.
Quindi ha interpellato un amico, ispettore di Polizia.
Il responso dell’inquirente. Finire raggirati è sempre più facile, non solo per gli anziani a mal partito con sms e Internet, ma anche per i ‘polli’ che non resistono all’impulso di rispondere. Dietro questi nuovi crimini ci sono canaglie organizzate, con siti in Paesi lontani dalla nostra magistratura. L’esca base è il ‘phishing’, una sorta di pesca a strascico: serve intanto a carpire i dati personali e prosciugare, poi, il credito telefonico. Per passare, infine, all’attacco dei conti correnti. Antidoti? Verificare se l’indirizzo del mittente è corretto: errori di battitura sono già indizio di frode. E non fornire a nessuno i propri dati, istituti di credito o Poste che siano. Le vostre banche quei dati li hanno già: perché ve li dovrebbero richiedere?
Servono strumenti legislativi internazionali contro questa nuova criminalità.
Il Passator Cortese