Erika Angelini
FERRARA – La vicenda giudiziaria della famiglia Cavicchi, accusata in toto di bancarotta fraudolenta, rischia di avere un forte impatto sulla filiera del pomodoro da industria del nostro territorio.
Il gruppo, infatti, gestisce anche l’Opoe (Organizzazione di produttori ortofrutticoli Europa) Cavicchi, con sede nel centese e nel piacentino, che raccoglie e trasforma il pomodoro da industria.
Una situazione che Cia-Agricoltori Italiani Ferrara e Confagricoltura Ferrara definiscono fortemente preoccupante, come spiegano i due presidenti Stefano Calderoni e Gianluca Vertuani.
“La bancarotta dei Cavicchi apre una stagione di grande incertezza per la nostra filiera del pomodoro, perché molte aziende agricole associate hanno già stretto un accordo con l’Organizzazione per il conferimento 2021 e, dunque, destinato le superfici da investire. Peraltro quest’anno Cavicchi aveva deciso di ampliare il bacino delle aziende produttrici associate e aveva stipulato molti contratti non solo nel centese, ma anche nel Basso ferrarese.
La nostra preoccupazione – continuano Calderoni e Vertuani – riguarda in primo luogo i pagamenti per i conferimenti 2020 e, a tal proposito, stiamo facendo una ricognizione tra i nostri associati per capire se ci sono ancora molte competenze da saldare. Il mancato pagamento del prodotto dell’anno scorso sarebbe, infatti, un danno enorme per i redditi delle aziende agricole.
Ma siamo altrettanto preoccupati per la campagna 2021: il contratto per il prezzo del pomodoro da industria è stato firmato e sono già stati decisi i piani colturali, contando sulla capacità di trasformazione dell’impianto.
Se, come è probabile, non sarà possibile conferire il prodotto, il rischio è vedere diminuire categoricamente le superfici investite a pomodoro, con danni a una filiera che è un’eccellenza del nostro territorio.
E non è pensabile che altre aziende e cooperative riescano ad assorbire anche il prodotto originariamente destinato all’Opoe Cavicchi, dato che tutti fanno una programmazione annuale dei conferimenti, in base alla capacità di gestire e trasformare il prodotto. In attesa di vedere quale sarà il destino dell’impianto – concludono i due presidenti -, la nostra richiesta è duplice: garantire i pagamenti relativi al 2020 e dare continuità produttiva al sito per la prossima campagna o comunicare in maniera celere la sua inoperatività, in modo tale da consentire alle aziende di rivedere i piani di semina”.